Se avete materiale che a vostro giudizio, può interessare il blog
e non c'è altro mezzo, per poterlo utilizzare, che quello di acquistarlo,
siamo disposti anche a farlo
contattate
dersu54.g@gmail.com


Si accettano donazioni, scannerizzazioni o registrazioni

martedì 15 febbraio 2011

(1963) Che cosa è questa moda dei cantanti giovanissimi? (Radiocorriere TV, 4 agosto)

Da qualche anno a questa parte, almeno ogni sei mesi, siamo costretti a pensare, a scrivere che, nel mondo della musica leggera, c’è qualcosa di nuovo. Prima ci fu Modugno, che venne all’improvviso ad agitare le acque tranquille di una lunga tradizione melodico-sentimentale, in cui cuore amore dolore si legavano l’un l’altro sul filo di invariabili rime, i cieli erano immutabilmente stellati, le illusioni erano perdute, i viali erano tutti autunnali.     Fu una scossa salutare, che indusse molti parolieri a comporre testi più credibili, più veri, meno conformisti.
Poi venne il rock, e con il rock gli urlatori della canzone, primo fra tutti Celentano (che però aveva molte frecce nell’arco, e lo sta ancora dimostrando). Per mesi non ascoltammo altro: ma sotto sotto, quasi senza parere, si stavano facendo largo altri personaggi, che, pur avendo avvertito il mutamento del gusto, le nuove esigenze del pubblico, specialmente dei giovani, rinunciavano in partenza a fare un solo falò della musica tradizionale, ed anzi, di quella musica cercavano di conservare la parte migliore, tuttora valida.   E furono i cantautori: Bindi, Meccia, Paoli, Fidenco e gli altri. Ragazzi preparati, astuti, che riproponevano la “musica del sentimento” in forme nuove, adattandovi parole e vicende se non peregrinamene originali almeno accettabilmente vere.
E oggi? Oggi il motto è “largo ai giovanissimi!”: i dischi documentano la costante avanzata delle nuove leve musicali: quelle che hanno imposto il dondolìo del twist, del madison, dell’hully gully, che hanno portato alla ribalta imprevedibili “vedettes”. Una ragazzina lentigginosa che a vederla non la trovi dissimile da cento altre, studentesse delle tecniche o sartine, impiegate o commesse al supermarket; e che invece, messa davanti a un microfono, spiega una voce piena e suggestiva, e davanti alle telecamere si comporta con la disinvoltura di una professionista con anni di carriera dietro le spalle. Un ragazzino che, pur rifacendosi all’esempio di Celentano, mette nelle sue canzoni una freschezza nuova, e tutto l’entusiasmo aggressivo dei suoi sedici anni.
È come una bottiglia di spumante appena sturata: ne trabocca la musica dei giovanissimi, quella che in questa estate piuttosto calda imperversa su tutte le spiagge, nelle “hall” di tutti gli alberghi di montagna, ascoltata e ripetuta da migliaia di ragazzi col maglione alla “Tony Perkins”, di ragazze in maglietta “Saint Tropez”; sopportata – ma proprio soltanto sopportata? - da migliaia di genitori di mezza età.
Il fenomeno non è nuovo: Paul Anka, anni addietro, era ancora alle medie inferiori quando incise Diana e Crazy love: e non era molto più adulto Neil Sedaka quando raggiunse l’improvviso, e clamoroso, successo di The diary e I go ape. Da noi la stessa Mina arrivò in testa alle classifiche delle vendite discografiche non più che adolescente. Non è neppure un fenomeno tutto nostro, se è vero che in Francia, sulla scia di Francoise Hardy, i cantanti teen-agers stanno spuntando a decine. […]

P.Giorgio Martellini

=================================================
“Noi cantanti della generazione “di mezzo”, stiamo sempre con il fucile puntato su questi ragazzi: diciamo sempre che spariranno…. E invece non è così: hanno dentro lo spirito del loro tempo, di questo tempo; hanno naturalezza, verità, autenticità. […] Forse non sanno neppure ancora di essere delle “vedette”. […]”

Arturo Testa



“Io, questi ragazzi, li ho tenuti a battesimo in Alta pressione: e già allora ne avevo previsto il successo: Il mondo oggi è portato a dare sempre più importanza ai giovani, ai loro problemi, alle loro necessità: e in fine dei conti, la musica leggera appartiene ai giovani di diritto. Hanno portato nelle canzoni l’allegria: ma cantare, non dovrebbe essere sempre una manifestazione di gioia? […]”

Renata Mauro



“[…] perché queste canzoni e questi cantanti entusiasmano i giovani? Perché parlano il loro linguaggio, ma non è sempre un linguaggio educativo. Perché con il loro ritmo, costituiscono una scarica di energie, quasi uno sport: ed è meglio che le energie della gioventù di oggi si esauriscono in innocui contorcimenti, piuttosto che non in altre attività assai meno innocenti. Perché infine i ragazzi si proiettano in questi loro coetanei che, attraverso la canzone, hanno avuto successo, e sono indotti a pensare: “Se ci sono riusciti loro, non potrei riuscirci anch’io?”. Ma c’è un altro aspetto: questa musica piace anche agli adulti. La ragione non è certo confortante. I quarantenni, i cinquantenni d’oggi mancano sovente di idealità, di vita interiore: e quindi finiscono con l’identificarsi, con un certo rimpianto nella gioventù, e nella sua effervescente vitalità. […]”

Leonardo Ancona (psicologo)


look at commenti

1 commento: