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domenica 31 marzo 2013

ENZO JANNACCI (3 giugno 1935 - 29 marzo 2013)

 

"... fui ingaggiato con Gaber e altri due cantanti per formare un quartetto per accompagnare Tenco: il "Quartetto dei Cavalieri".   Nanni (Ricordi) spuntò in studio durante le prove con un cappotto di pelo che lo faceva più grande e grosso di quello che era.

 "TI RICORDI NANNI? - l'uomo che inventò i Cantautori" da un'idea di Claudio Ricordi - excelsior 1881 (2010)



Le prove sono riprese!  Questa 'riunione' inaspettata è la premessa di una nuova e meravigliosa stagione che per ora allieterà solo "gli angeli e i santi in paraviso", come scrive E.A. Rossi nel testo della canzone: "Dduie Paravise".
Spero che, ora che si sono 'riuniti', come in essa, la malinconia per la loro città li convinca a ritornare per allietare anche noi di questo nuovo spettacolo che stanno provando.

arrivederci
dersu, memories, giancarlo



ricerca discografica estratta dalla rivista "musica leggera" a cura di Franco Settimo e Michele Neri
 
 

CANTACRONACHE 5 (Edmonda Aldini) (1959)

 


Questo disco chiude la prima serie del Cantacronache, la fase per così dire sperimentale, d'assaggio, iniziata nell'inverno e nella primavera del 1958.   Il CANTACRONACHE, in un certo senso, inizia quando il cinema italiano finisce, quando la crisi della vita e del film nazionale è ormai in uno stadio avanzato.   Il riferimento non sembri marginale.   Esigenza avvertitta da un gruppo di letterati e di musicisti, questa polemica civile contro la canzonetta convenzionale e tradizionale, questo tentativo di rottura per "evadere dall'evazione", trova l'antesignano proprio in una delle maggiori personalità del nostro cinema.   In una serie di proposte avanzate dalle pagine di CINEMA NUOVO, Cesare Zavattini sin dal febbraio '55 invitava alla canzone neorealista: "una canzone neorealista significa un contatto più approfondito con l'anima del popolo la quale è saggiata solo nel primo strato delle canzoni italiane, se si esclude qualche volta la napoletana" [...]
Inserendo la canzone nella "poetica generale " del neorealismo, il CANTACRONACHE ha allargato i temi della problematica nazionale, superando in un certo senso alcuni tabù difesi dai reggitori della produzione cinematografica ricorrendo comodamente e genericamente a parole come Patria, Religione, Famiglia.
BALLATA DEL SOLDATO ADEODATO e STORIA DI CAPODANNO sono una conferma di tale inserimento e avanzamento.   La seconda, che solo oggi viene pubblicata, è una delle prime canzoni composte dal "gruppo", e si ispira alla morte per fame di un bambino, avvenuta nelle "Casermette" di Torino il 31 diccembre 1957.   Questo chiudere la serie d'avvio del CANTACRONACHE con il primo esperimento di canzoni neorealiste sta a testimoniare, nel gruppo stesso, la fedeltà al proprio "manifesto": un linguaggio più degno e un contenuto più umano.   Riallacciandosi alla Resistenza intesa nella sua accezione più ampia, il CANTACRONACHE ha fatto sua la lettera di un condannato a morte per la libertà: "No, non dite di essere scoraggiati, di non  volerne più sapere.   Pensate che tutto è successo perchè non ne avete più voluto sapere"   Il diritto e il dovere di non dimenticare sono le premesse per tener lontana quella disperazione di cui Alvaro nel suo "Ultimo diario": "La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile"
 
Guido Aristarco
(dalla cover del disco)
 
 
 
 
side a)
  • Ballata del soldato Adeodato (straniero-liberovici)
  • Cantata della donna nubile (jona-liberovici)
 
 
side b)
  • Storia di capodanno (straniero-liberovici)
  • Valzer della credulità (jona-liberovici)
 
 
 
cover (italia canta - C 0009)
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italia canta - C 0009
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giovedì 28 marzo 2013

CANTACRONACHE 4 (Fausto Amodei) (1959)

 


In una trasmissione televisiva di qualche anno addietro, figurava un piccolo coro che cantava dei canti gregoriani.   I coristi erano in costume di chierici, i costumi provenivano dai fondi di magazzino di una sartoria teatrale: erano ridicoli oltrechè laidi.   I coristi erano dei giovanotti dissetati di coca-cola e nutriti di roast-beef; i parrucchini medioevali dileggiavano la loro fronte.   L'insieme era così sinistro che persino il regista della trasmissione decise di riprendere il coro non direttamente, ma colle ombre riportate su di un fondale.   Le ombre, almeno loro, erano serie.
Nella fila, c'era una piccola ombra, l'unica che non fosse una pietosa menzogna nei confronti del suo proprietario; il quale era un giovane con un viso roseo di fanciullo, e gli occhi celesti, stupefatti, che le frangette del parrucchino da paggio non riuscivano a rendere mortificati o imbarazzati.   Il nome di questo giovane era Fausto Amodei.
Amodei non è un corista: è un architetto:   Lì per lì, ci riesce difficile pensare ad Amodei alle prese coi problemi concreti dell'architettura più avanzata.   Noi siamo convinti che Amodei sia un piccolo uomo della luna; o, per lo meno, se proprio non vi è nato, egli sulla luna c'è almeno stato.
Con queste provenienze stellari, egli guarda la vita grama di ogni uomo; come si può tirare avanti, se non si ha, per lo meno, "qualcosa da aspettare"?   La gente, qualcosa da aspettare, se lo costruisce (o se lo inventa): l'appuntamento con la ragazza, alla sera, finito il lavoro, o alla domenica, finita la settimana.   Siamo ancora alla periferia, oltrechè della città, della solitudine umana: siamo ancora all'individualismo, alla ricerca di una soluzione inadeguata dell'esistenza. [...]
Fausto Amodei, il piccolo uomo della luna, non ha paura di essere visionario: il suo canto è un'affermazione integrale dei valori autentici della nostra vita.
 
Maurizio Corgnati
(dalla cover del disco)
 
 
 
 
side a)
  • Qualcosa da aspettare (amodei)
  • Il giuramento (amodei)
 
 
side b)
  • Il povero Elia (amodei)
  • La canzone del popolo algerino (straniero-amodei)
 
 
 
cover (italia canta - C 0008)
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italia canta - C 0008
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(1959) pubblicità - BIC


(1959) pubblicità - NESTLE

ugo tognazzi

lunedì 25 marzo 2013

CANTACRONACHE 3 ( Pietro Buttarelli e Michele L. Straniero) (1959)

 


[...] L'interesse grande del loro nuovo canzoniere partigiano nasce anzitutto dalla dimostrazione che una lotta popolare e nazionale di liberazione è diventato fatto fondamentale della storia del popolo quando se ne impadroniscono i giovani.   Vi è connesso poi un interesse quasi tecnico, quasi letterario rappresentato dalla traduzione poetica della resistenza che ad essi suggerisce l'aura nella quale vivono; forse un poco più semplice, più distaccato, più serena.
Sia come voi volete, sia come voi sentite, amici.   Il 1945, il 1948 hanno lasciato una consegna sospesa.   Benedetto chi la raccoglie.   Vive nel canto la speranza.

Ferruccio Parri
(dalla cover del disco)





side a)
  • Pietro Buttarelli - Oltre il ponte (calvino-liberovici)
  • Michele Straniero - Tredici milioni (jona-amodei)


side b)
  • Michele Straniero - Partigiano sconosciuto (anonimo-liberovici)
  • Pietro Buttarelli -Partigiani fratelli maggiori (straniero-amodei)



cover (italia canta - C  0006)
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italia canta - C0006
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CANTACRONACHE - Luglio 1959

 
Purtroppo di questo numero di CANTACRONACHE (forse l'ultimo) ho solamente queste copie in RANK XEROX effettuate negli anni sessanta.
Se qualcuno ha l'originale della rivista e volesse inviarmene una scansione sarei felice di sostituirle.
 
 
 





(1958) IRENE FRA DUE RIVE (presentazione su "Il Dramma")


(1958) pubblicità - MOTTA


venerdì 22 marzo 2013

CANTACRONACHE 2 - (Fausto Amodei e Michele L. Straniero) (1958)

 



side a)
  • Fausto Amodei - Raffaele (baraldi-amodei)
  • Michele Straniero - Ssst! (durano-liberovici)


side b)
  • Fausto Amodei - Le cose vietate (amodei)
  • Michele Straniero - Tutti gli amori (fortini-liberovici)




cover (italia canta - C 0002)
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italia canta - C 0002
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(1958) pubblicità - FIAT


(1958) pubblicità - SUPERTRIM (Agip)


CANTACRONACHE 1 (Pietro Buttarelli) (1958)

 


Chi compra questo disco e quello compagno li temga cari.   Al di là di ogni valore, che potrà crescere o magari scomparire col tempo, resterà sempre il pregio documentario, quello che può  avere ai nostri giorni un antico incunabolo, per modesto che sia, o tutto ciò che nasce "primo" nella storia di qualcosa che sarà un giorno revocato alla memoria e interrogato.   Conservateli insomma come una testimonianza interessante, o, se dobbiamo proprio precisare il loro carattere e quel loro interesse, come un "manifesto".   Infatti, le "13 canzoni 13", nome di battaglia della prima esecuzione di quelle canzoni nuove che ormai vanno sotto la sigla di CANTACRONACHE, sono il manifesto e nel tempo stesso uno specimen della nuova canzone che vuol essere popolare e italiana.
Sono nate nell'inverno e nella primavera del 1958, furono cantate in casa di amici, in sedi di associazioni, dai loro stessi autori.   Questo movente e questi espedienti giullareschi sono stati insieme una necessità e una trovata genuina, una ragione della loro freschezza, della realizzazione "non mediata".
Non escludiamo che le canzoni di CANTACRONACHE abbiano una forte impronta culturale, qualcosa di ricercato nella cultura, persino qualche piccolo ingrediente letterario.   Ma che vuol dire?   E' stata proprio la cultura a scendere volontariamente in campo, seguendo l'esempio del Brecht cantastorie, non già per rubare con un pò di trucco elegante il mestiere ai versificatori di canzonette (sostituendo un minimo di cervello e una qualche astuzia prosodica ai versi contati coi numeri e con le dita), ma proprio per entrare in lotta aperta con lo spirito più filisteo, con la sentimentalità più sguaiata, con la civiltà più ipocrita espressa dalle canzoni che sono in voga.
Nella scelta degli argomenti, pescati non in un'astratta eternità ma in un concreto tempo di cronaca, si avvertirà palesemente la polemica civile: ma non è un difetto, poichè essa non doveva per nulla restare nascosta.   Scrittori autentici acccanto a musicisti autentici, gli autori del CANTACRONACHE sapevano di dover infrangere una dura tradizione di abusi, di faciloneria, di falsità.   Han fatto loro il primo passo, perchè bisognava cominciare senza indugio.   Non sono nati cantastorie, lo sono diventati: se non fosse artistica, come può anche dubitare qualche ascoltatore sospettoso o arcigno, l'importanza di questo esperimento resterebbe sempre culturale. [...]
 
Franco Antonicelli
(dalla cover del disco)
 
 
 
 
side a)
  • La zolfara (straniero-amodei)
  • Patria mia (fortini-liberovici)
 
 
side b)
  • Viva la pace (straniero-liberovici)
  • Dove vola l'avvoltoio ? (calvino-liberovici)
 
 
 
cover (italia canta - C 0001)
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italia canta - C 0001
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CANTACRONACHE - Febbraio 1959


 

(1959) pubbliictà - L'ECO DELLA STAMPA


(1959) TEATRO DELLE DIECI (programma)


(1959) cinema/teatro NUOVO ROMANO (programma)

Ornella Vanoni
 






giovedì 21 marzo 2013

CANTACRONACHE SPERIMENTALE - Franca Di Renzo (1958)

 
 
Un gruppetto di musicisti e di scrittori s'è proposto di fare qualcosa per sollevare la canzone in Italia a un livello decoroso.   Questo non significa certo che essi vogliano scrivere canzonette in stile di poesia ermetica o di musica dodecafonica.   Sono uomini di cultura, ma giovani e vivi, e uno dei principali problemi che a loro si è posto in questo esperimento è appunto quello d'essere facili, e alla portata di qualunque comprensione.
Ma essere facili non vuol dire essere deficienti o puerili.   Il rinnovamento che essi si propongono è soprattutto di costume e di contenuti, e solo in conseguenza può diventare anche un rinnovamento di modi musicali e poetici.   Quel che non li soddisfa nella canzonetta italiana contemporanea è il suo carattere di evasione: quel suo essere eternamente coniugata sul condizionale dell'illusione.   Come uno stupefacente, essa alimenta di sogni proibiti i desideri imbelli d'una gioventù scontenta del proprio stato.   Si allea alle riviste a fumetti per avvicinare le immagini dorate della ricchezza a legioni di povere figliole anemiche sotto il rossetto e di bulli più o meno impomatati, che logorano la loro giovinezza nell'ansiosa ricerca d'un impiego sottoretribuito: i poveri ma belli di quell'autentico sottoproletariato, sfruttato e soddisfatto, che è la piccola borghesia italiana.
Il tentativo che qui si presenta è quello di dar vita a un altro tipo di canzone, che faccia presa in una situazione storicamente e concretamente determinata: una canzone che non distolga lo sguardo dell'uomo dallo spettacolo di questo mondo per indurlo a perdersi nel vuoto di una ipotetica felicità.    In breve, queste canzoni non vogliono sfuggire alle responsabilità d'una definita condizione umana, ma al contrario vogliono incidere nella realtà, bella o brutta che sia.
Più brutta che bella, diranno magari coloro che rimpiangono il cinema dei telefoni bianchi e trovano che le storie dei ladri di biciclette disonorano l'Italia all'estero.   Certo, non si può negare che ci sia in queste canzoni un forte lievito polemico, per un ovvio fenomeno di reazione alla rosea ipocrisia della canzonetta convenzionale.   Ma bisogna anche riconoscere che i giovani non hanno poi tutti i torti, se mettono le mani avanti e si preparano al peggio, dopo le belle prove di saggezza e di civiltà attraverso cui gli è toccato crescere.   Tanto meglio per loro, e per tutti, se a poco a poco avranno motivo di ricredersi, e scopriranno che nella tela della vita non c'è soltanto il nero, ma ci sono davvero il rosa e l'azzurro e tutti i colori dell'arcobaleno, non quelli artificiali dei fumetti, ma quelli veri del cielo e dei fiori, del grano maturo, dei cuori puri e degli affetti sinceri.
 
Massimo Mila
(dalla cover del disco)
 
 
 
 
 
 
side a)
  • Canzone triste (calvino-liberovici)
  • Colloquio con l'anima (jona-liberovici)
 
 
side b)
  • Ad un giovine pilota (de maria-liberovici)
  • Dove vola l'avvoltoio? (calvino-liberovici)


 
cover (ITALIA CANTA - 45 CS)
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ITALIA CANTA - 45CS
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CANTACRONACHE - Estate 1958 (pt. 3)

 
Lo spettacolo della vita, purchè sia visto senza occhiali di nessun genere, è sempre sovversivo e rivoluzionario...      Naturalmente, è un'impresa difficile quella a cui si accingono , e se sarn rose fioriranno  (L'ESPRESSO, 23 marzo 1958)
 
 
 
L'obbiettivo è lodevole...   Per questo motivo, si perdona facilmente ciò che d'amaro traspare in molte canzoni.  (LA GAZZETTA DEL POPOLO, 4 maggio 1958)
 
Anche il pubblico ha cantato in coro la canzone "Dove vola l'avvoltoio?"  (L'UNITA', 1 maggio 1958)

 
 
Che la canzone italiana anticonformista sia nata ieri pomeriggio nella saletta dell'Unione Culturale di Torino?  (LA STAMPA, 4 maggio 1958)
 
Una interessante iniziativa culturale  (LA NOTTE, 6/7 maggio 1958)

 
 
È nata a Torino la canzone realista  (PAESE SERA, 19/20 maggio 1958)
 
Questa iniziativa s'inserisce nell'orizzonte della cultura democratica; il suo anticonformismo ha una base sociale.  (RISORGIMENTO, maggio 1958)

 
 
Parla di amori veri la canzone neorealista...   I preti politicanti sono, naturalmente, uno dei bersagli preferiti.  (L'UNITA', 23 maggio 1958)
 
Noi non sappiamo se sia giusto definire queste canzoni "neorealiste", o se sia il caso di tirare in ballo grossi nomi per facili esaltazioni o facili stroncature.  (IL PAESE, 24 maggio 1958)

+
 
Avremmo preferito, in un'iniziativa di per sè interessante, maggiore originalità  (L'UNITA'. 24 maggio 1958)
 
Una rivoluzione coraggiosa, combattuta da un pugno di uomini indifferenti al pudibondo rossore dei benpensanti  (AVANTI, 27 maggio 1958)

 
 
Diciamo subito che la nuova canzone neorealista è nata con panni dimessi e poveri, come conviene al suo nome; ma in compenso è molto arzilla nel pungere il conformismo del nostro tempo  (PAESE SERA, 24/25 maggio 1958)
 
Un interessante tentativo di elevare il livello della canzone italiana (AVANTI, 24 maggio 1958)

 
 
Gli autori avevano, nella quasi generalità, l'aspetto del ragazzuolo borghese che - per seguire l'Idea - ha litigato col papà, e cui la mamma passa di nascosto i soldi per lo sciupo  (LO SPECCHIO, 1 giugno 1958)
 
E poi, bisognerebbe anche dimostrare che i bimbi che muoion di fame e gli scoppi nelle miniere sono simboli autentici della realtà del nostro tempo e non piuttosto immagini del tempo felice dei nostri nonni  (IL MONDO, 3 giugno 1958)

 
 
Le ambizioni di questo encomiabile gruppo d'intellettuali della sinistra sociologica e cattolica si muovono su un piano ben diverso da quello delle canzonette che sentiamo fischiettare per la strada  (IL LAVORO, 1 giugno 1958)
 
Rivolta dell'intelligenza  (La SETTIMANA INCOM ILL., 31maggio 1958)
 
Fucilazioni contro Sanremo (L'ESPRESSO, 1 giungo 1958)

 
 
Le canzoni "neorealiste" sembravano quando dettate da Mario Alicata in un impeto di furiosa depressione, quando uscite di getto da un coro di partigiani annidati sulla montagna per far la festa ai briganti neri.  (CORRISPONDENZA SOCIALISTA, 1 giugno 1958)
 
E ora ci auguriamo naturalmente che essi vadano avanti nel loro interessante esperimento  (VIE NUOVE, 7 giugno 1958)
 
Le canzoni del regime...   Sono, per intenderci, canzoni-istanza, canzoni-sonda, canzoni-messaggio  (IL BORGHESE, 5 giugno 1958)
 
 
 
Noblesse oblige: fatto quindi atto di omaggio alla bontà delle intenzioni, bisogna occuparsi di questo esperimento tenendo conto delle firme degli autori, dai quali è lecito pretendere un materiale valutabile criticamente.  (IL PUNTO, 31 maggio 1958)
 
Orecchiabilità a parte, manca a queste canzoni freschezza e originalità, e senza tali ingredienti nessuna canzone sarà mai popolare  (LE ORE, 7 giugno 1958)
 
La nuova canzone italiana, dunque, non è nata.  (TEMPO PRESENTE, giugno 1958)

CANTACRONACHE - Estate 1958 (pt. 2)

 
 
"... in fatto di canzoni, la paternità spetta sì e no per il cinquanta per cento agli autori delle parole e della musica; per l'altro cinquanta per cento il creatore d'una canzone è chi la canta" (Massimo Mila)


 
 
L'ADOZIONE DELLA "FORMA-CANZONE" come strumento il più idoneo ed efficace per comunicare all'opinione pubblica giudizi precisi su situazioni, fatti, personaggi storicamente e concretamente definiti, ha indotto, naturalmente, una carica polemica rigorosamente necessaria nei confronti di quello strumento d'impura evasione che è la canzone italiana contemporanea ed ufficiale. Allestendo il primo disco della serie CANTACRONACHE, questa polemica l'abbiamo portata, dal campo dei testi e della musica, a quello, altrettanto importante, dell'interpretazione-esecuzione.
 
 
 
Siamo perfettamente coscienti, con questo, di andare incontro al pericolo di grossi equivoci e di oscure battaglie: nonchè ad un indeterminato numero di accuse, forse più di quante ce ne abbia procurate l'elaborazione di testi e musiche.

 
 
Così, questo disco è sperimentale non per viltà ma per rigore; non per incertezza, ma per animosità di pretese.   Significa che anche in questo campo stiamo ancora lavorando, e siamo lontani dal risultato finale.   Un gruppetto di esecutori che hanno i requisiti naturali richiesti, già lavora con noi, ma è ancora troppo presto per dire se arriveremo alla forma che giudichiamo necessaria.
 

 
 
Di più: l'interprete di CANTACRONACHE non è in senso corrente, un cantante (questa voce richiama ormai troppo una esecuzione scolasticamente impostata) - allora, è meglio dire: un cantore popolare.   Cioè: voce anche grezza, incolta, ma naturale, viva, familiare, umana.   Essa vibra di reale passione: non la finge con il lenocinio scolastico.   È sufficientemente indipendente dal microfono, perchè fede cieca (e ingenua) nel microfono vuol dire intimismo, mezze tinte, sdilinquimenti, o quanto meno, artificiosi effetti speciali.   Il cantore popolare prescinde dalla deformazione microfonica: spetterà al tecnico audio provvedere a riprendere coi risultati migliori (naturalezza espressiva) quella voce.   Troppi cantanti oggi usano il microfono da registrazione come se fosse quello di un altoparlante, istituendo con esso un rapporto diretto e necessario: questo rapporto dev'essere invece indiretto e casuale.


 
 
LA VOCE DI CANTACRONACHE dev'essere in grado di assumere atteggiamenti, oltrechè di canto, anche di recitazione (declamazione).   Infine: niente orchestrone, strumenti elettrici, "arrangiamenti"   Le nostre canzoni dicono cose vere, cioè semplici.   Perciò anche l'accompagnamento strumentale dev'essere di grande naturalezza e semplicità.   A questo basta uno strumento solo, scelto tra i più familiari: chitarra, fisarmonica, pianoforte.

 
 
 
 
IL DISCO SPERIMENTALE EP 45 CS, che vi presentiamo, è lontano da risultati ottimi, ma vuole testimoniare un rigoroso lavoro condotto in questa direzione.   Per compiere i passi successivi, abbiamo bisogno dell'aiuto del pubblico, di consigli, giudizi, critiche, precise indicazioni.   Questo disco serva anche a stimolare tutti coloro che, possedendo i requisiti accennati, condividano il nostro modo di vedere, il nostro disgusto, e la nostra passione: si mettano in contatto con noi!
 
Straniero Liberovici