1970-1977: questa storia certo fonda radici in
terreni pregressi. Chi ha fatto questa musica in quegli anni ascoltava le onde
del beat americano e inglese, aveva scoperto il surf sulle onde delle diverse
waves o invasions inglesi
negli USA, americane in Europa, entrambe nel mondo. C'erano stati, prima, i
poeti a declamare le loro poesie nei diversi luna park della mente e ancora
prima i jazzisti a sostenere quelle parole nei
reading. Avevamo visto orrori al napalm, ascoltato
radio pirata, favoleggiato di viaggi interni prima ancora di partire, di regioni
lontane ancora prima di conoscerle. Secchi gettati, assetati, nei pozzi delle
tradizioni pagane e celtiche, magiche ed esoteriche. Un orecchio entusiasta,
perchè no, alla rivoluzione che a Sanremo, visto con i calzoni corti, facevano
Modugno o Joe Sentieri, Tony Dallara o Antoine, Sandie Shaw e la dolce Francoise
Hardy. Tutto prima, tutto un pò prima ma segni indelebili nelle giovani menti
di chi nel 1963 aveva visto i Beatles a TV7 al London Palladium; lamé
scintillanti on stage, reggiseni e mutandine al vento
in platea. Malori e flicks stupefatti a non capire,
mentre sfilavano le ambulanze di svenimenti a raffica.
E allora qui da noi, quando ancora esistevano
le case discografiche e le classifiche con vendite a cinque/sei zeri ogni
settimana, c'erano il Cantagiro e i Rokes, l'Equipe 84 e i Corvi, i Nomadi, i
Primitives e i Delfini, i Kings e i Profeti, i Camaleonti e il Clan, Ricky
Gianco e i Satelliti, i Ribelli, Jeff Beck a svisare al Teatro Ariston con gli
Yardbirds, Gene Clark pre-Byrds con i Minstrels di Barry McGuire.
E Dylan, che per primo metteva tutto in sintesi
gloriosa a scartare cartelli con Ginsberg per un proto video storico? E
Donovan con i suoi "colori" soffusi?
Quanti crediti deve il prog, come ogni
linguaggio, a chi è venuto prima?
[...]
Claudio Rocchi
(dalla
prefazione)
[...] In Italia c'è una variopinta scena beat e
una breve stagione psichedelica. Psichedelia di provincia, mutuata dalle
eccentricità dei Beatles e dalle cronache che giungono da Londra, ma capace di
episodi sinceri come quelli che vedono protagonisti Le Stelle di Mario Schifano
o Chetro e Co. [...]
Assistiamo quindi a episodi isolati in cui
complessi, anche affermati o in via di affermazione, riescono nel miracoloso
compito di traghettare la provinciale musica italiana verso lidi più maturi,
verso una musica più colta e meno fisica, più cerebrale e meno istintiva.
Nell'autunno del 1968 escono due album che, pur se diversi fra loro, manifestano
il desiderio di cambiamento: STEREOEQUIPE dell'Equipe 84 e SENZA ORARIO, SENZA
BANDIERA dei New Trolls. [...]
Innocenzo Reni
(dalla
introduzione)
Questo libro celebra e documenta una delle migliori stagioni della musica italiana: il rock progressivo. Chi oggi ha superato i cinquant'anni potrà godere la lettura e la visione con il caleidoscopio in 3D della propria esperienza, avendo vissuto in prima persona quegli anni fantasmagorici. La forza evocativa di quest'opera è dovuta alle tremila immagini selezionale e pubblicate: le ristampe anastatiche degli articoli fondamentali tratti dalle riviste d'epoca: "Ciao 2001", "Sound Flash", "Muzak", "Super Sound"; le centinaia di copertine degli album e dei 45 giri a costituire la più completa discografia del rock progressivo italiano mai pubblicata; tutti i manifesti e le locandine dei festival e dei "raduni" di quegli anni, da Caracalla al Parco Lambro; i poster allegati alle riviste e i manifesti promozionali diffusi nei negozi di dischi dalle case discografiche. Una documentazione iconografica straordinaria finalmente raccolta e storicizzata. [...]
(dalla cover del libro)
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