Un gruppetto di musicisti e di scrittori s'è proposto di fare qualcosa per sollevare la canzone in Italia a un livello decoroso. Questo non significa certo che essi vogliano scrivere canzonette in stile di poesia ermetica o di musica dodecafonica. Sono uomini di cultura, ma giovani e vivi, e uno dei principali problemi che a loro si è posto in questo esperimento è appunto quello d'essere facili, e alla portata di qualunque comprensione.
Ma essere facili non vuol dire essere deficienti o puerili. Il rinnovamento che essi si propongono è soprattutto di costume e di contenuti, e solo in conseguenza può diventare anche un rinnovamento di modi musicali e poetici. Quel che non li soddisfa nella canzonetta italiana contemporanea è il suo carattere di evasione: quel suo essere eternamente coniugata sul condizionale dell'illusione. Come uno stupefacente, essa alimenta di sogni proibiti i desideri imbelli d'una gioventù scontenta del proprio stato. Si allea alle riviste a fumetti per avvicinare le immagini dorate della ricchezza a legioni di povere figliole anemiche sotto il rossetto e di bulli più o meno impomatati, che logorano la loro giovinezza nell'ansiosa ricerca d'un impiego sottoretribuito: i poveri ma belli di quell'autentico sottoproletariato, sfruttato e soddisfatto, che è la piccola borghesia italiana.
Il tentativo che qui si presenta è quello di dar vita a un altro tipo di canzone, che faccia presa in una situazione storicamente e concretamente determinata: una canzone che non distolga lo sguardo dell'uomo dallo spettacolo di questo mondo per indurlo a perdersi nel vuoto di una ipotetica felicità. In breve, queste canzoni non vogliono sfuggire alle responsabilità d'una definita condizione umana, ma al contrario vogliono incidere nella realtà, bella o brutta che sia.
Più brutta che bella, diranno magari coloro che rimpiangono il cinema dei telefoni bianchi e trovano che le storie dei ladri di biciclette disonorano l'Italia all'estero. Certo, non si può negare che ci sia in queste canzoni un forte lievito polemico, per un ovvio fenomeno di reazione alla rosea ipocrisia della canzonetta convenzionale. Ma bisogna anche riconoscere che i giovani non hanno poi tutti i torti, se mettono le mani avanti e si preparano al peggio, dopo le belle prove di saggezza e di civiltà attraverso cui gli è toccato crescere. Tanto meglio per loro, e per tutti, se a poco a poco avranno motivo di ricredersi, e scopriranno che nella tela della vita non c'è soltanto il nero, ma ci sono davvero il rosa e l'azzurro e tutti i colori dell'arcobaleno, non quelli artificiali dei fumetti, ma quelli veri del cielo e dei fiori, del grano maturo, dei cuori puri e degli affetti sinceri.
Massimo Mila
(dalla cover del disco)
side a)
- Canzone triste (calvino-liberovici)
- Colloquio con l'anima (jona-liberovici)
side b)
- Ad un giovine pilota (de maria-liberovici)
- Dove vola l'avvoltoio? (calvino-liberovici)
cover (ITALIA CANTA - 45 CS)
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ITALIA CANTA - 45CS
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