Fabrizio è un giovanotto della buona società genovese, che, malgrado la sua particolare posizione, è riuscito a dire una parola nuova nel campo della musica leggera. Fino ad oggi, infatti, il pubblico cercava nella canzone solo un motivo di svago, una forma di facile passatempo. Fabrizio, invece, è riuscito ad infondere in questa forma artistica "minore" qualcosa di nuovo, di valido, di intellettualmente impegnato. Ispirandosi al filone popolare delle ballate inglesi e francesi dei secoli passati, ed aggiungendo una vena di gustosa satira sociale, Fabrizio si è creato un suo repertorio tutto particolare, a tratti spassoso, a tratti disperatamente amaro, che rispecchia in pieno la sua personalità di artista tormentato dal bisogno di estrinsecare un mondo poetico non sempre facilmente accessibile. Indimenticabili sono infatti i suoi personaggi, resi a tutto tondo con pochi tratti incisivi. Carlo I Martello, il Re cristianissimo che, ritornando dai cruenti campi di Poitièrs, si invischia in un'avventura amorosa "volante", ci ricorda troppo da vicino certi giovinastri del giorno d'oggi per non suscitare la nostra ilarità, mentre il contrappunto musicale, volutamente "serio" ed ispirato alle arie medioevali fa il resto. E questa è una delle facce di Fabrizio. Il risvolto amaro emerge invece dal canto disperato del triste eroe de "Il testamento", che, in punto di morte, nel trarre un bilancio della vita, eleva un tremendo atto d'accusa alla società che l'ha generato e condizionato.
dal 'back cover' del disco
lato a)
- Il Fannullone (fabrizio-villaggio)
lato b)
- Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitièrs (fabrizio-villaggio)
cover (Karim - KN 177)
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