Cantastorie. Apprende da bambino i primi elementi musicali accompagnando le serenate eseguite da Vincenzo Pizzicoli, un vecchio suonatore di violino cieco, sia in paese che nei dintorni. Pizzicoli insegna al piccolo Matteo centinaia di canzoni, molte delle quali tipiche del repertorio dei cantastorie, che Salvatore, trasferitosi a Roma negli anni del dopoguerra, canterà nelle varie trattorie dove svolge l'attività di posteggiatore. Dotato di una voce originalissima, dal timbro acuto, tipico della vocalità popolare dell'area garganica, ricca di capacità affabulatorie, inizia a incidere verso i primi anni Sessanta alcuni 45 giri, dove racconta in modo alterno storie di una Puglia fino ad allora sconosciuta, ricca di contraddizioni sociali ed economiche. [...]
Personaggio fascinoso e contraddittorio, è stato dipinto come il simbolo del cantore ribelle, esempio tipico della condizione sociale vissuta in quegli anni dal Meridione.
Ambrogio Sparagna
estratto da "Il Dizionario della Canzone Italiana" a cura di Gino Castaldo - Armando Curcio Editore, 1990
Lato a)
- Lu Furastiero (salvatore)
dopo una giornata di duro lavoro, il bracciante, qui denominato "forestiero" perchè non del posto, ma venuto da uno dei paesi vicini, si corica all'addiaccio , sull'aia con il capo posato su di una piccola sacca ripiena di biada e paglia, il suo sonno, sarà cullato dal gracidio delle rane - Le mele (salvatore)
se il nostro amore è contrastato dai genitori, noi fuggiremo bella mia; recati al mercato e vendi tutte le mele di cui è colmo il tuo canestro; ma fai presto - La bicicletta (salvatore)
alla grande fiera che una volta l'anno viene allestita nella piazza del paese, è consuetudine che le giovani spose, regalino qualche utile oggetto ai mariti; [...] - Teresa (salvatore)
nella soffocante calura del meriggio estivo, i cavalli bendati, compiono il giro dell'aia con ritmo monotono; sotto i loro zoccoli, cadono le spighe dorate. La giovane Teresa, stremata dalla stanchezza e dall'afa, [...], si allontana furtivamente per prostrarsi, in preghiera, dinanzi all' Altare di una rudimentale cappella. Il genitore accortosi della sua assenza, incarica l'altro figlio di richiamare la ragazza al suo posto di lavoro - Padrone mio ti voglio arricchire (salvatore)
ai tempi del feudalesimo, i ricchi possidenti dominavano il popolo, contribuendo ad accrescerne la miseria. Alle loro dipendenze, lavoravano umili padri di numerosi figli, i quali venivano "comprati" alle prime luci dell'alba, sulla piazza del paese, ed invitati a recarsi, a piedi naturalmente, a raggiungere al più presto il luogo del lavoro, a volte distante chilometri e chilometri. La paga pattuita, era costituita da pochi centesimi, e da una misura di grano, (equivalente a quindici chilogrammi), al mese. Questo, bastava a malapena a sfamare la numerosa prole del lavoratore, ma, per il fatto di possedere un tozzo di pane tutti i giorni, alla di lui moglie spettava il titolo di "Donna", essendo considerata "ricca".[...] - Curre a mamma tua (salvatore)
per mezzo di una vecchina compiacente i due innamorati possono incontrarsi; ma il convegno sarà breve perchè il giovane timoroso, raccomanda alla ragazza, di far ritorno al più presto alla casa, affinchè la mamma non ne noti l'assenza - La zia (sciuscella) (salvatore)
una ragazza, ritenuta la più brutta del paese, vive isolata in una piccola casa in cima alla montagna. Il lunedi mattina, in groppa all'asinello, scende al paese per vedere i familiari, evitando di proposito la giornata festiva, per sottrarsi agli sguardi ed ai dileggi dei compaesani. Lungo la via, incontra la zia, che esercita la professione di "sensale matrimoniale"; la ragazza, con accorato accento, la prega di trovare anche a lei un fidanzato (zito). La brava donna le promette che farà il possibile, pur se la cosa è alquanto improbabile, poichè avendo raggiunto l'età di vent'anni, può ormai considerarsi zitella - Tuppe, tuppe a lu portone (salvatore)
la giovinetta, spinta dalla miseria, bussa timidamente alla porta del ricco signore per offrirgli i suoi servigi; dopo alcuni giorni, il padrone, adocchiata la fresca bellezza dell'adolescente, tenta di approfittarne; [...]
Lato b)
- Io vado all'aia (salvatore)
io vado a lavorare sull'aia, tu vai a spigolare il grano, dice l'innamorato alla sua ragazza; al termine della stagione, con il denaro guadagnato, potremo finalmente sposarci, e costruirci sul vallone, un piccolo nido dove saremo felici - Lu pastore (salvatore)
il pastore si reca a pascolare il proprio gregge sulle Murge; scorta una cappella, vi entra; si sta recitando la S. Messa, i frati sono inginocchiati intorno all'Altare. Egli, rivolgendosi al Padre guardiano, lo prega di accendere per lui una candela, dinanzi all'immagine della Madonna, affinchè la sua innamorata, che ha lasciato al paese, ammalata, ed in ansiosa attesa del suo ritorno, guarisca - Petto tonno (salvatore)
una ragazza, con l'unica colpa di essere troppo bella, è perseguitata dalle innominabili calunnie dei suoi compaesani; invano la poverina ribatte di essere sfortunata a causa della sua prorompente bellezza, ma non disonesta; ormai le malelingue, le hanno creato una pessima fama - Lu frocio (salvatore)
per l'argomento che tratta, il brano non viene neppure menzionato sulla cover - Lu polverone (salvatore)
un bracciante, viene scelto alle prime luci dell'alba sulla piazza del paese, per il lavoro a giornata sui campi; tornato alla sera, stremato dalla stanchezza, si siede dinanzi alla porta della propria abitazione che dà direttamente sulla via polverosa; quindi si accinge a consumare un frugale pasto, costituito dal pane, elemento preziosissimo, e dalla cipolla. (ma)..... [...] - I capelli neri (salvatore)
bellamia, dice il giovane alla sua ragazza, sono innamorato dei tuoi capelli neri; conservo come un cimelio prezioso il fazzoletto che mi hai donato, ricamato con i capelli della tua bella treccia - L'ambulante (salvatore)
un venditore ambulante, si reca sotto le finestre della sua bella, e con il pretesto di venderle gli odori, tenta di vederla e strapparle un appuntamento - Il ricordo del giorno dei morti (salvatore)
durante i tre giorni che precedono la ricorrenza dei Defunti, tutte le vedove del paese osservano il più stretto digiuno, al termine del quale, si avvieranno a gruppi, sottobraccio una all'altra, verso il Cimitero; vestite rigorosamente in nero, mormorando una nenia dedicata ai Morti. Al centro del Campo Santo, si prostrano dinanzi alla statua della Madonna della Scapunia, che benedice tacitamente il loro sacrificio, dopo di che, ognuna di loro si dirige verso le tombe dei propri cari, per onorarli con preci ed alte grida. A sera il suolo è cosparso di ciocche di capelli, che le donne, nella viva manifestazione del dolore, si sono strappate. Il guardiano, raccoltele, ne fa grossi mucchi che depone ai piedi della Madonna, dove verranno bruciati
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