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[…] spesso ho letto e udito che i più fedeli e numerosi frequentatori di locali notturni parigini dove si pratica lo spogliarello integrale sono italiani e americani. Luoghi carissimi ove c’è l’obbligo di mance altissime, eppure luoghi noiosi e convenzionali. Pazienza per gli americani, eterni ingenui e creduloni di qualsiasi réclame, e poi bevono tanto che ben poco capiranno. Ma come scusare gli italiani se non con il loro ‘smisurato provincialismo’? Un’altra piccola constatazione significativa può essere questa: nel Ticino si proiettano qualche volta pellicole tipo “paradiso dei nudisti”, vietate in Italia, e mi dicono che a dette proiezioni accorrono sempre numerosi gli italiani. Come dunque conciliare tutto questo con la fama di migliori “lovers” del mondo? […]
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Un ragazzo di Lugano che osserva
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Un ragazzo di Lugano che osserva
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Ha ragione. Gli italiani tutti, salve rare eccezioni, appena arrivano a Parigi non chiedono di essere portati al Louvre, non si preoccupano di assistere ad una rappresentazione della Comédie Francaise, non si propongono di visitare l’isola della Senna e la vicina Notre Dame, non dedicano nemmeno una mattinata a visitare i pittoreschi quartieri intorno al Boulevard Saint Germani, […]; ma ai luoghi ove le donne si spogliano più o meno sapientemente, a quelli, stia sicuro, accorrono subito, fin dalla prima sera, non ne trascurano uno, ci tornano più volte, rientrati in patria raccontano agli invidiosi amici le loro esperienze con occhi lucidi. Né i soli turisti si comportano così; anche gravi uomini politici, membri di commissioni economiche o industriali, se siano poco assidui alle sedute mattutine o pomeridiane dei convegni a cui partecipano, le sere, creda a noi, sono tutti in corpo nelle prime file del ’Crazy Horse’ o del ‘Carrousel’ […]
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Arturo Tofanelli
(lettere al direttore - TEMPO 16 giugno '62)
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