Rispondono sedicimila persone interrogate in ogni regione e in ogni ambiente sociale
Un giovane laureato di Bari: "Mi sono classificato diciottesimo ad un concorso per ventisette posti presso una azienda parastatale. Non m'hanno assunto, ma hanno assunto un altro che s'era classificato sessantatreesimo. E questa è democrazia?
Un possidente di Pavia: "Un mio amico è stato derubato del portafogli. È andato al commissariato per denunziare il furto, ma invece d'occuparsi del suo portafogli gli hanno fatto perdere due ore per indagare sulle sue generalità. Alla fine hanno aperto un fascicolo col suo nome, però non hanno mai trovato il ladro. Non è certo un sistema democratico".
Un avvocato bolognese: "Trovandomi presente allo scontro fra due auto, mi sono offerto di trasportare all'ospedale con la mia macchina uno dei feriti. Non l'avessi mai fatto. M'hanno trattato come se il feritore fossi stato io: interrogatori, verbali, indagini e un sacco di seccature per molti giorni successivi. Se mi capita un'altra volta me la squaglio".
Un impiegato di Rovigo: "Aspetto la pensione di guerra da 17 anni. Cosa vuole che pensi della democrazia?"
Un operaio di Villar Perosa: "Due o tre volte la settimana una guartdia dello stabilimento dove lavoro trova un pretesto per frugare nella mia borsa e controllare che giornali leggo. Molti compagni sono stati licenziati perchè sorpresi a leggere giornali non graditi. Naturalmente con un pretesto. Questa ad ogni modo è la democrazia che conosco".
Un commerciante di Salerno: "Ho fatto causa ad un tale che mi doveva dei soldi. La causa è cominciata nel 1958, in settembre. Ho speso un mucchio di denaro in carte bollate e non sono ancora riuscito a vedere la sentenza. Bella giustizia democratica...".
Un piazzista di Roma: "Ho venduto la mia "600" per comprarmi una "1300" usata. È bastato questo perchè mi raddoppiassero l'imposta di famiglia, dicendomi che m'ero arricchito. Ho scoperto poi sui giornali che io, viaggiatore di commercio, pago di tasse quanto un ministro in carica. Se questa è democrazia....".
Il direttore di un giornale milanese: "Tre quarti delle lettere che m'arrivano giornalmente sono anonime. Ci sono lettori che non firmano nemmeno le lettere di elogio, per timore di compromettersi. Un caso frequente è quello di gente che chiede un'informazione e, senza dare il nome e l'indirizzo pregano di rispondere "a mezzo giornale". Questo è un indice significativo della fiducia che gli italiani hanno nella democrazia".
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inchiesta di Ugo Zatterin e Osvaldo Pagani
("PANORAMA" - marzo 1963)
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