Sono passati cinque anni dal 20 settembre 1958, quando entrò in vigore la legge Merlin per l’abolizione delle case chiuse. Sembrò concludersi, in quei giorni, una battaglia durata oltre dieci anni, che aveva appassionato gli italiani e li aveva divisi in due fronti. Ma proprio in questi ultimi mesi, mentre sulle strade italiane si verificava la più numerosa invasione di prostitute che ci sia mai stata in passato, s’è avuta la sensazione che quella divisione sia ancora viva.
Le cifre ufficiali diffuse dai giornali parlano d’un notevole aumento delle malattie veneree. Tre mesi fa, presso il Centro di prevenzione e difesa sociale di Milano, quattordici medici, nove magistrati, undici avvocati, quindici studiosi di sociologia, di psicologia, di statistica, sono giunti a conclusioni che giustificano e aggravano questo stato d’allarme. Dal loro canto, quegli ambienti che avevano sempre osteggiato la legge Merlin perché distruggeva l’ideale borbonico della prostituzione di Stato con tutto il suo cerimoniale di sopraffazione e di crudeltà, sono stati pronti ad impossessarsi di questi dati, sottolineando i pericoli cui si trova oggi esposto il maschio italiano per colpa della democrazia.
Sul fronte opposto, i difensori più tenaci della legge Merlin criticano le cifre indicate dai medici, parlano di tendenziosità, di esagerazione, di collusione degli avversari con l’antica organizzazione del vizio che non accennerebbe a smobilitare. […]
Come s’esercita oggi la prostituzione in Italia? Quali sono i nuovi problemi che essa presenta? Come s’è evoluta la tecnica del mestiere? In che cosa la figura della prostituta del 1963 differisce da quella tradizionale, precedente all’abolizione delle case? Per rispondere a queste e ad altre domande abbiamo condotto un’inchiesta nelle maggiori città italiane. Abbiamo percorso le strade, siamo entrati nelle baracche degli immigrati, nei locali pubblici, negli uffici, nei negozi, nelle pensioni, nelle boutiques; abbiamo parlato con gente d’ogni mestiere e d’ogni condizione, avvicinato persone che apparentemente non avevano nulla in comune col nostro tema. Sapevamo che chiunque poteva esserci utile: nell’Italia di oggi tutti sono testimoni o partecipi d’un fenomeno che non ha più confini ben delimitati ma può trovare dovunque le sue occasioni e i suoi protagonisti.
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“La forza rivoluzionaria della legge Merlin,” ha detto uno studioso di sociologia, “consiste nel fatto che essa è stata concepita per un paese diverso dal nostro, per un tipo di civiltà che non è ancora la nostra. Una civiltà formata da gente libera dal mito latino della maschilità e perciò molto più naturale e spontanea nei rapporti sessuali, che non sente il bisogno ipocrita di mostrarsi scandalizzata appena può e che, infine, è in grado di capire un fatto molto semplice: un certo numero di donne faranno sempre le prostitute finché ci sarà una domanda di prostituzione da parte degli uomini”.
Ci sembra che l’unica cosa da fare sia adoperarsi per colmare la distanza che esiste tra questo paese ideale sul quale è stata modellata la legge Merlin e quello in cui viviamo: cioè cercare di modernizzare prima le istituzioni e poi, possibilmente, le mentalità. Soltanto così si potrà evitare che ogni tanto venga qualcuno a ripeterci che il modo più efficace per risolvere tutti i problemi è quello di portare di nuovo le prostitute in camera di sicurezza.
Nello Ajello
(“L’Espresso" - ottobre-novembre, 1963)
- lettera di Lina Merlin (15 settembre)
- Alle dieci di sera (13 ottobre)
- I guardiani del buoncostume (20 ottobre)
- I mezzadri dell'amore (27 ottobre)
- Venere al microscopio (3 novembre)
- Le redente in pensione (10 novembre)
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