[…] Molte, le più sconsolate e le più sole, vengono dal meridione, soprattutto dalla Calabria e dalle Puglie, e cercano la grande città per nascondersi. Alcune si fermano a Napoli, o a Roma; altre proseguono per Milano. Non hanno una lira in tasca, non conoscono nessuno, le più non hanno mai visto una città: il traffico, tutto, le sgomenta. Eppure sono convinte che qualcuno, in qualche modo, le aiuterà.
La prima notte la passano quasi sempre sulle panche della sala d'aspetto di una stazione o al dormitorio pubblico, pagando quaranta lire per entrare. Poi (basta l'informazione di un passante) bussano tutte alla porta dell'ONMI, l'Opera Nazionale della Maternità e Infanzia, e chiedono di essere ricoverate. “Sono incinta”, dicono subito, e più che una dichiarazione è un modo di presentarsi.
[…]articolo non firmato
(“Panorama” - febbraio 1963)
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