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domenica 26 giugno 2011

(1963) Le Frontiere inutili (i giovani rispondono)


Il quesito

"...Mio figlio, di ventanni, è così smanioso di andare all'estero, di conoscere il mondo, di viaggiare.   Dice che è un modo di sentirsi inserito nella vita d'oggi...   Ci sono momenti in cui credo di capirlo e altri in cui non so come giudicare questa sua smania....."

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Sono una ragazza di diciotto anni e non sono mai stata all'estero.   Tuttavia, l'estate scorsa, ho avuto modo di avvicinare giovani stranieri che , come me, soggiornavano in uno dei tanti paesini della Gallura, sperduti tra i monti. [...] Divergenze vere e proprie, tra di noi, non ce n'erano; soltanto noi italiani eravamo accusati di essere troppo sognatori, superficiali, attaccati a pregiudizi e pieni di manie e di complessi.   Un luogo comune, certamente, perchè "nei" di questo genere io penso siano propri un pò di ogni popolo; ma anche quello di sfatare certi luoghi comuni è, e deve essere, uno degli scopi dei contatti internazionali tra i giovani.
[...]
Giovanna N.

[...] il problema dei giovani è, in fondo, uno solo: l'ansia di capire il mondo che ci circonda, il desiderio di compiere scelte consapevoli e precise.   E come si può capire il mondo moderno - che tante assurde barriere del passato ha fatto crollare - senza affrontare quell'esperienza decisiva che consiste nel conoscerci tra di noi [...]
Gianfranco B.-T.

Avevo diciassette anni, quando andai per la prima volta all'estero, [...]   Al mio ritorno, avevo l'impressione di aver vissuto diciassette anni in letargo. [...] Avevo visto nascere in me, ogni giorno, nuove idee e impressioni che continuamente sviluppavo, confrontavo; molti pregiudizi erano caduti. [...] I giovani vogliono che la società di domani sia migliore, e con una validità che superi il solo ambito nazionale.   Da qui forse qualche atteggiamento di ribellione, che talvolta è giustificato.   Si è insofferenti dei limiti tradizionali ed è proprio il progresso stesso che ci fa sentire l'aridità, la scarsa vitalità di una cultura che non abbia un'estensione e un valore internazionali. [...]
Francesco S. (universitario)

[...] solo i giovani possono dare una soluzione ai problemi dei giovani: soluzioni dall'interno, dunque, direttamente dal vivo delle situazioni e dei personaggi.   Da ciò, però, non si deve trarre le presunzione di ritenersi dispensati dallo studio delle esperienze delle precedenti generazioni.   Sarebbe un errore.   Come sarebbe un errore, d'altra parte, non mettere in crisi quella tale retorica e molte ideee sbagliate che hanno afflitto le generazioni che ci hanno preceduto.   In questo senso, mi pare vadano incrementati i contatti tra i giovani appartenenti a paesi diversi, [...].   Conoscendosi meglio tra di loro, infatti, i giovani di lingua e di nazionalità diverse, potranno comprendere certe ragioni latenti di un passato troppo irto di frontiere e rivalità, di guerre, di odio e, grazie a questa comprensione, vedere più sorridente l'avvenire.   Perchè è importante dire "basta con la guerra!"; [...]
Giovanni B. (universitario)

Contatto sul piano internazionale: sembra un sogno.
Proprio perchè la mia città è una città troppo piccola, le vie sono strette, ci si conosce tutti, l'uno sa meglio i fatti degli altri che i propri, e si passeggia sempre, estate e inverno per le strade di sempre: dieci passi avanti, dieci passi indietro, chi per guardare, chi per farsi vedere...    E la tentazione è grande di lasciarsi vivere, perchè è facile lasciarsi andare e continuare senza pensare.   Tanti giovani non sbagliano che per questo.   Si lasciano vivere.   Gridano, corrono, ridono, qualche volta si rompono le ossa, qualche altra volta gliele rompono gli altri, tutti neri, tutti cuoio, sfrenati, volubili, assetati.   Ma vivono?
Vivere non è mettersi in divisa, muoversi non è essere spinti: nel bene e nel male; la vita è coscienza di se stessi.   E dunque quanti giovani non tradiscono se stessi?   Quanti credono di aver tutto provato e non sanno di essersi persi prima che la vera vita cominciasse?   E allora, dov'è il rimedio?   I giovani non amano le prediche: e così anche per me; ma se ci si può ribellare alle parole, all'esperienza non ci si ribella.   Per cui io credo che un giovane, solo con altri giovani, in un paese che non è il suo, che non è quello in cui si è impigrito nel "lasciarsi vivere" di cui ho parlato, nelle piccole cure che dovrebbe a se stesso e nella necessità di adeguarsi nuovamente a certe forme di vita, potrebbe forse trovare un nuovo senso alla parola libertà.   Io vorrei andare in un paese qualsiasi d'Europa, perchè sono certa che, attraverso le nuove immagini che potrei scoprire, mi giungerebbe al cuore qualcosa di vitalmente assai importante.   Perchè il merito di un contatto diretto con i giovani di paesi stranieri non sta solo nel far capire al tedesco che non è vero che noi cantiamo sempre o all'inglese che anche in Italia, qualche volta, esiste l'onesta, ma soprattutto in un nuova forma di educazione morale e spirituale.   Così potremmo educarci a vicenda in una nuova forma di egoismo, grazie alla quale potremmo anche imparare a conoscere la parola altruismo: altruismo per capire come si deve vivere, anzi, come si deve fare per non lasciarsi semplicemnte vivere...
Maria Rosaria R. (liceale)


"I Giovani rispondono" rubrica a cura di Alberto Bevilacqua (Le Ore, 11 luglio)

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