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sabato 30 aprile 2011

THE VILLAGE STOMPERS - WASHINGTON SQUARE/THE POET AND THE PROPHET (1963)





(1963) La Curia fa tacere le Madri nubili (inchiesta televisiva)



[...]
Giulio Morelli è un noto pedagogo che conosce a fondo il mondo e la psicologia dei ragazzi, non è un regista fisso della RAI-TV e non aveva altro scopo, con la sua inchiesta che gli è costata tre mesi di lavoro, che richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e denunciare la grave situazione degli illegittimi ignorata dalle autorità e ammessa dal Codice civile italiano.
[...]

Sergio Saviane
("L'Espresso" - 3 novembre 1963)

ANNA MARIA - IL BENE O IL MALE/ACQUA PASSATA (1963)





lato a)
  • Il bene o il male (bardotti-vassallo)

lato b)
  • Acqua passata (rossi-vassallo)



cover (RCA ITALIANA - PM45-3178)
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RCA ITALIANA - PM45-3178
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(1963) Lo Stato cerca genitori in affitto (una madre per 6.000 lire)




Nei paesi dell'appennino laziale l'estate finisce tristemente, con temporali che si succedono di continuo per quasi tre settimane, […] È in questa stagione che ogni anno, nei paesi del basso Lazio, cominciano ad arrivare i “bastardini”. Decine di bambini fra i sei mesi e i due anni, che dai brefotrofi di Roma vengono trasferiti in campagna per esser dati in custodia a famiglie di contadini. L'ufficiale sanitario se li carica in macchina e va in giro per i villaggi del circondario a far le consegne. Si ferma a un cascinale, alla casa di un bracciante, a quella d'un artigiano, e in ognuna deposita un piccolo ospite un po' stralunato. Così i bastardini più piccoli trovano provvisoriamente una famiglia. I più grandi, invece, quelli che hanno compiuto i sei anni, devono lasciarla per tornare negli istituti di Roma a frequentare la scuola elementare. […]
I bastardini, sono bambini illegittimi che gli istituti di pubblica assistenza affidano ogni tanto a famiglie private perchè provvedano ad allevarli per qualche tempo nelle loro case, in cambio di un modesto compenso in denaro. Il compenso è piccolo davvero, 6.000 lire al mese, poco più di 20 pacchetti di sigarette […]

Livio Zanetti
(“L'Espresso” - 13 ottobre 1963)

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FRANCA ALINTI - TUTTI I RAGAZZI/QUANDO AVEVI GLI SLIP (1963)



lato a)
  • Tutti i ragazzi (tous mes copains) (debout-pace)

lato b)
  • Quando avevi gli slip (soffici-mogol)



cover (acquario - AN 323)
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acquario - AN 323
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(1963) pubblicità - ESSO (casa)


(1963) Le Madri Nubili (che succede oggi se una ragazza ha un bambino)





[…] Molte, le più sconsolate e le più sole, vengono dal meridione, soprattutto dalla Calabria e dalle Puglie, e cercano la grande città per nascondersi. Alcune si fermano a Napoli, o a Roma; altre proseguono per Milano. Non hanno una lira in tasca, non conoscono nessuno, le più non hanno mai visto una città: il traffico, tutto, le sgomenta. Eppure sono convinte che qualcuno, in qualche modo, le aiuterà.
La prima notte la passano quasi sempre sulle panche della sala d'aspetto di una stazione o al dormitorio pubblico, pagando quaranta lire per entrare. Poi (basta l'informazione di un passante) bussano tutte alla porta dell'ONMI, l'Opera Nazionale della Maternità e Infanzia, e chiedono di essere ricoverate. “Sono incinta”, dicono subito, e più che una dichiarazione è un modo di presentarsi.
[…]

articolo non firmato
(“Panorama” - febbraio 1963)

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lunedì 25 aprile 2011

JOHNNY & THE HURRICANES - CHE FINE HA FATTO BABY JANE?/GREENS AND BEANS (1963)




Uno dei più acclamati gruppi strumentali che deve il suo successo alla particolare miscela di sax tenore e organo. Si formano nel 1958 a Toledo, Ohio [...]. All'inizio del 1959 i cinque firmano un contratto con la Warwick e, nel corso dell'anno, appaiono tre singoli: Crossfire, Red river rock e Reveille rock.   Sia questi che Beatnik fly (1960) salgono nelle hit parades, portando al successo il nuovo sound degli Hurricanes. [...]
Fra tours negli USA e in Europa la formazione riesce a tirare avanti fino al 1961, quando si scioglie.
Come era già stato per Beatnik fly, le incisioni da quel momento vengono effettuate da anonimi sessionmen, i quali fanno sì che il sound sopravviva alla identità fisica del gruppo che l'ha creato.
Fra il 1962 e il 1963 Johnny Paris, che di volta in volta è accompagnato da svariati musicisti, continua a effettuare tournées, compreso lo Star Club di Amburgo nello stesso periodo in cui vi appaiono i Beatles. [...]

("Enciclopedia del Rock anni '60" a cura di Riccardo Bertoncelli)


 
 


lato a)
  • Che fine ha fatto baby Jane? (devol-heller)
    tema dal film


lato b)
  • Greens and beans (waganfeald)



cover (LONDON - HL 9660)
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LONDON - HL 9660
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(1963) La "sbarra rovente"


L'ultimo stile musicale che ha coinvolto il pubblico americano in un'ondata d'entusiasmo è l' "hot rod", la musica che prende il nome dalle sbarre di trasmissione delle auto di modello antiquato che i giovani americani, seguendo la moda di questo periodo, si divertono a lanciare ad alte velocità in corse rischiosissime. [...]

("Musica e dischi" - supplemento ottobre 1963)

(1963) pubblicità - GENERAL MOTORS (opel kadett)

SHEILA - L'ÉCOLE EST FINIE/LE RANCH DE MES RÊVES (1963)


L'URAGANO SHEILA SCONVOLGE LA FRANCIA

La giovanissima cantante francese interprete de "l'école est finie" ha venduto un milione di copie di questo disco in meno di sei mesi

La canzone francese ha un nuovo idolo: Sheila, un nome che suggerisce l'immagine di un ciclone, una indiavolata ragazzina di sedici anni e mezzo, regina dell' "hully gully", dinanzi alla quale non hanno resistito neppure "stelle" di prima grandezza come Johnny Hallyday, Françoise Hardy, Richard Anthony o Claude François.
Per lei i francesi hanno contratto una nuova "malattia" nazionale, denominata "Sheilafilie", cioè un culto saggio e tenero per Sheila, al secolo Anny Chancel, che dieci mesi or sono aiutava ancora il padre a vendere caramelle su una bancarella rionale, ed ora è in testa alla graduatoria dei dischi venduti in Francia per il 1963, con un "exploit" di un milione di copie vendute del suo best-seller "L'école est finie".
[...] Il "fenomeno Sheila" è nato il 13 novembre 1962.   Fino al giorno prima Sheila era solo Anny Chancel e cercava di aprirsi una strada cantando in un complessino, i "Guitar's brothers", che si  esibivano in un piccolo cinema nei pressi della città universitaria di Parigi.   Ogni mattina, Anny si levava alle quattro, per accompagnare i genitori al mercato, dove avevano una bancarella di "bonbons", e al pomeriggio, con i compagni, provava sulla piccola ribalta del cinematografo di second'ordine.    Un bel giorno, la fortuna.   Uno dei "brothers" era riuscito a convincere un noto autore di canzoni, Claude Carrère, ad assistere alla esibizione del complesso.   Alla prova, Carrère trovò che i "Guitar's brothers" avevano poche prospettive di successo, ma che quella ragazzina sembrava fatta su misura per la sua nuova composizione: "Sheila".
Da quel 13 novembre sono passati solo 10 mesi, ma sono stati sufficienti per consentire alla sconosciuta caramellaia di divenire un idolo nazionale.   La più celebre "giovane voce" della canzone francese, senza essersi mai presentata al pubblico, limitandosi unicamente alle registrazioni discografiche. [...]

notiziario phonogram - agosto 1963



lato a)
  • L'école est finie (carrère-salvet-hourdeaux)

lato b)
  • Le ranch de mes reves (hotel happiness) (carr-shuman-carrère-anthony)



cover (PHILIPS - 373104 BF)
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PHILIPS - 373104 BF
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(1963) pubblicità - FORD (Cortina)

MINA - CITTA' VUOTA/È INUTILE/VALENTINO VALE (1963)




lato a)
  • Città vuota (it's a lonely town) (cassia-pomus-mort-shuman)

lato b)
  • È inutile (gianco-pieretti)
  • Valentino vale (buffoli-pallavicini)




cover (Ri-Fi - RFN NP 16038)
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Ri-Fi - RFN NP 16038
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(1963) pubblicità - RIFI (Mina)


(1963) Mina ai suoi amici



[...] Ho bisogno del "mio pubblico", voglio ritornare ad essere la "cantante dei giovani", una cantante che dia attimi di gioia a chi l'ascolta, e attimi di gioia riceva dal loro consenso.   Voglio possibilmente che la mia attività artistica ritorni ad essere serena, confortata dal consenso del pubblico e degli amici della stampa, che del pubblico sono gli interpreti. [...]

("Musica e dischi" - dicembre 1963)

domenica 24 aprile 2011

LOS MARCELLOS FERIAL - PERDONAME SEÑOR/TE AMO TE AMO TE AMO (1963)




Del trio "Los Marcellos Ferial", ormai tutti sanno vita e miracoli [...]. Questo complesso che porta il fascino Sud Americano innestato alle esigenze più attuali del repertorio moderno, domina incontrastato in questo particolare "genere".   Attacca  e convince proprio perchè è una esclusiva di tutti i gusti e di tutti i gettonatori. [...]
L'ultima fatica dei tre simpatici esecutori (i quali lavorano all'insegna del "poco, ma buono") è di genere nuovo; per la prima volta essi affrontano la canzone seria, addirittura a sfondo religioso: "Perdoname señor" si vale infatti di un testo profondamente umano che, bandita ogni frivolezza, fa dell'amore una colpa che spinge a invocare perdono.
La bravura dei Ferial non si smentisce anche qui, trovando il giusto equilibrio di toni e di ritmo. [...]

ufficio stampa durium




lato a)
  • Perdomane señor (dial)

lato b)
  • Te amo te amo te amo (romano-cassano)



cover (Durium - DE 2481)
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Durium - DE 2481
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(1963) pubblicità - DURIUM (Los Marcellos Ferial)




"Perdoname Signore. / Per questo amore di folgorante bellezza / che mi ha indotto al peccato. / Perdonami Signore. / E perdona coloro che mi hanno / giudicato e condannato".   Sembrano versi di Garcia Lorca ma non lo sono.
Ma ogni riferimento alla festività che s'avvicina, è da ritenersi puramente casuale.   Perchè i versi qui sopra citati non sono senz'altro che il ritornello dell'ultimo grosso successo discografico de "Los Marcellos Ferial".
Il complesso, dopo le grandi affermazioni conseguite con "Cuando calienta el sol", "Agua", e "Triangulo", non v'è più chi lo ignori e del resto, le molteplici presenze in "radio" e in televisione completarono l'opera di divulgazione di quei successi popolarissimi.   Sarà piuttosto il caso, dunque, nella settimanale passerella dedicata ai divi del disco, presentarli, i nostri eroi, un pò più compiutamente.   Sono tre giovani, "Los Marcellos Ferial", spagnoli purosangue che rispondono ai nomi di Marcel, Romano, Carlos.   Dal nome del primo, il trio ha lanciato la propria etichetta e non soltanto per un diritto di anzianità di questo rispetto agli altri, quanto per la nutrita, maggiore esperienza nel campo musicale.
Che la musica lo attragga particolarmente è un fatto che non ha bisogno di commenti.   Basti pensare che proprio per la musica piantò, dopo quattro anni di frequenza, la facoltà di medicina.   Egli è arrangiatore, pianista, chitarrista ed è la voce bassa del trio.   Dotato di un particolare humour, insieme a Carlos è l'autore di molti motivi che il trio interpreta.   Accanto a questa adorazione per la musica ne accoppia un'altra: quella per le macchine da corsa di cui è esperto pilota.
Romano invece, è un ragazzo dai più miti hobbies (o forse, ora che ci penso meglio, dagli hobbies meno pericolosi); infatti ama la fotografia, ma non nasconde nella immodestia dovuta alla sua giovane età, che diventerà, un giorno, regista cinematografico.   Dotato quindi di particolare senso di fantasia è logico sia lui a fornire i testi alle melodie che gli altri "compagnoni" gli vengono sotto ponendo.   Egli è la voce più alta del complesso; suona il contrabbasso elettrico e la chitarra. [...]
Il terzo è Carlos, il più giovane, il più istintivo come musicalità, che nel complesso ha il non semplice incarico di "arminizzatore".   La musica per lui è un fatto congeniale.   Tant'è vero che persino il suo hobby rimane circoscritto al mondo del pentagramma.   Lui amerebbe dirigere, infatti, una grossa formazione orchestrale.   Nel trio si limita a fare "la voce centrale" non nascondendo, tuttavia, la sua adorazione per la musica classica. [...]
(da "Il Telegrafo")

notiziario durium (aprile 1963)

sabato 23 aprile 2011

(1963) Addio nudi (Playboy proibito in Italia)



Lo scapolo libidinoso di casa nostra è ormai privato per sempre di un suo importante ferro del mestiere: alla rivista "Playboy" è stato infatti proibito l'accesso alle edicole italiane.   Addio dunque bei nudi emergenti dal mare, addio estrose conigliette con coda e berretto ma il petto di fuori o prosperose brunone vestite soltanto di calze e guanti.   Addio modelle celebrate perchè alla fine della schiena hanno due fossette gemelle, e che, belle dovunque, vengon fotografate a torso nudo nel bosco o se no in pantaloni ben stretti e camicia aperta fino alla vita con niente sotto.   Addio vignette umoristiche dove bambini fierissimi portano a spasso palloni a forma di donna nuda, e dove le ingenue pettorute stan sempre sulle ginocchia di managers apoplettici.   Addio per sempre anche a quella quantità di utili suggerimenti che si leggono fra le pubblicità: dove si comperano i portachiavi che son snodatissime donnine, qual'è il profumo più provocante da regalare, il campo di nudisti alla moda da visitare, quali la birra e la vodka capaci di stimolare senza infiaccare. [...]

Camilla Cederna
("L'Espresso" - 20 ottobre)

venerdì 22 aprile 2011

VANNA SCOTTI - IN CASA MIA/PRENDI LA TUA ROBA (1963)



lato a)
  • In casa mia (delcomune-mescoli)

lato b)
  • Prendi la tua roba (testa-prous)




cover (Style - STMS 553)
WANTED!


Style - STMS 553
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(1963) pubblicità - OMO (detersivo)


(1963) Preoccupazione e difficoltà dei genitori alla riapertura dell'anno scolastico




La scuola unica obbligatoria e gratuita (comprende cinque anni di elementari e tre di media) entra in vigore quest'anno.   Milioni di bambini di ogni ceto a quest'ora siedono nelle stesse aule, sugli stessi banchi, per seguire gli stessi corsi.   Fino a quattordici quindici anni di età, tutti gli italiani, a cominciare da quest'anno, avranno la stessa educazione.
Si tratta di una grande riforma, una di quelle che col tempo possono mutare il volto di una società.   Il problema adesso non è di sapere se essa sia ben fatta o no, se l'abolizione (non ancora totale del resto) del latino sia un fatto positivo o negativo.   La riforma esiste ed è operante.   Si tratta semmai di vedere come l'accolgono gli italiani, gli alunni e soprattutto i genitori degli alunni, ora che ne vedono gli effetti, e se il paese possiede le strutture adatte per metterla in pratica.

Manlio Cancogni
("L'Espresso" - 6 ottobre)


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BOB AZZAM - A BRACCIA APERTE/SABELINE (1963)




lato a)
  • A braccia aperte (colorado) (pallesi-mauriat-lefèvre)


lato b)
  • Sabeline (specchia-alvarez)




cover (FESTIVAL - FX 108)
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FESTIVAL - FX 108
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(1963) pubblicità - LILION

(1963) Quante classi elementari hanno più di 35 alunni?

tabella ISTAT - giugno 1962


L'Ideale sarebbe un numero di allievi tra quindici e venti per ogni classe, non di più; ma questa proporzione tra maestro e alunni è oggi considerata l'optimum dalle tecniche pedagogiche più avanzate.   Tuttavia si considera in Italia come limite massimo della sopportabilità, nel caso delle scuole elementari, un numero di alunni per classe che non superi le 35 unità.
Eppure, mentre l'indice medio che tien conto di tutte le scuole della Penisola è del 27,7 per cento, esistono ancora 18.315 classi, cioè il 12,60 del totale, con più di 35 alunni, talune fino a sessanta-ottanta.      La tabella è stata compilata sulla base delle "classi singole", cioè delle classi normali con allievi allo stesso livello di studi, e non delle "pluriclassi" (in certe zone rurali o montane) dove a uno stesso insegnante sono affidati nello stesso tempo alunni di diverso livello.

("QUATTROSOLDI" - febbraio 1963)

giovedì 21 aprile 2011

martedì 19 aprile 2011

WILSON PICKETT - IT'S TOO LATE (1963)


first italian press 1967


Da giovane Pickett frequenta l'ambiente gospel di Detroit; lì, nel 1960, incontra i Falcons, un gruppo del quale fa parte anche Eddie Floyd.   Per circa un paio d'anni canta con loro e assume spesso la funzione di leader, in particolare nella eccellente "I found a love" (1961).   Nel 1963 la Double L, etichetta di Lloyd Price, pubblica due pezzi eseguiti da Pickett: "If you need me" e "It's too late"; i due brani non erano piaciuti a Jerry Wexler della Atlantic, che però aveva acquistato i diritti di "If you need me" per affidarlo a Solomon Burke.
 [...]

("Enciclopedia del Rock anni '60" a cura di Riccardo Bertoncelli)




Lato a)
  1. If you need me (batman-pickett-sanders)
  2. I'm gonna love you (batman)
  3. Baby don't weep (bridges-smith)
  4. Peace breaker (pickett)
  5. Down to my last heartbreak (irwin-willingham)
  6. Roberts monkey beat (batman)

Lato b)
  1. I can't stop (scofield)
  2. I'll never be the same (wallace)
  3. Baby call on me (mancha)
  4. Give your lovin' right now (witherspoon)
  5. It's too late (pickett)




cover (SCEPTER Records - POP 8) italy 1967
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SCEPTER Records - POP 8
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(1963) locandina - MANI SULLA CITTA' (italia)


con: Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Angelo D'Alessandro, Carlo Fermariello, Marcello Cannavale, Alberto Cannocchia
Regia: Francesco Rosi

genere: dramma sociale
soggetto: Francesco Rosi, Raffaele La Capria
sceneggiatura: Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Enzo Forcella, Enzo Provenzale
fotografia: Gianni Di Venanzo
musiche: Piero Piccioni
montaggio: Mario Serandrei
produzione: Galatea
distribuzione: WB
valutazione del CCC: Adulti con riserva (pur non essendo negativo, presenta elementi pericolosi anche per un adulto e merita obiettive riserve morali)

CLAUDIO VILLA - VILLA CANTA MODUGNO (1963)



 

lunedì 18 aprile 2011

(1963) pubblicità - SHELL

(1963) pubblicità - BP


(1963) pubblicità - ESSO

PAUL DESMOND & GERRY MULLIGAN - TWO OF A MIND (1963)



Due dei migliori talenti venuti alla ribalta del jazz del dopoguerra si sono messi assieme in quest'occasione per una "session" felice, priva di complessi, ma anche fruttuosa dal punto di vista musicale.
Sia Paul Desmond che Gerry Mulligan possono vantare numerose vittorie di referendum sul jazz - Paul come alto sassofonista del Dave Brubeck Quartet, e Gerry come baritonsassofonista leader da molti anni di propri complessi, da quartetti a grosse orchestre.
[...] questo LP è un "souvenir" delle parti migliori diu due dei più popolari complessi degli anni '50 - il periodo, cioè in cui il jazz moderno cominciò ad entrare nelle grazie di un vasto pubblico.
Il Dave Brubeck Quartet ed il Gerry Mulligan Quartet erano allora gli esponenti di punta del jazz "contrappuntistico": i duetti polifonici di Desmond e Brubeck in una formazione, e di Mulligan e Baker nell'altra aprirono nuove vedute, e lo fecero su un alto livello artistico e con un giuoco sonoro spettacolarmente fine.
[...] sia Desmond che Mulligan sono solisti in grado d'improvvisare linee melodiche affascinanti. Il risultato è una serie di esecuzioni straordinarie, in cui accade ad ogni istante qualcosa di notevole, sia esso un assolo dalla inventiva strabiliante o un passaggio a due in cui ogni linea melodica, creata separatamente, si congiunge in un assieme sonoro che somiglia al lavoro di un rifinito compositore.
La mancanza di formalismo, nel jazz, spesso significa mancanza d'impegno, noncuranza o trascuratezza.
Invece, queste incisioni sono eccezionalmente eleganti e "pulite" benchè allo stesso tempo altamente informali.
[...]

George Avakian
('back cover' del disco)

 
Lato a)
  1. All the things you are (kern-hammerstein)
  2. Stardust (carmichael-parish)
  3. Two of a mind (desmond)

Lato b)
  1. Blight of the fumble bee (mulligan)
  2. The way you look tonight (fields-kern)
  3. Out of nowhere (heyman-green)

cover (RCA VICTOR - LPM 2624)
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RCA VICTOR - LPM 2624
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(1963) rivista - MUSICA JAZZ (Un Referendum Fallito)




Non è possibile in Italia fare un referendum per scegliere i musicisti jazz più popolari. Sono queste le conclusioni alle quali è arrivata “Musica Jazz”, la rivista di Giancarlo Testoni e Arrigo Polillo, che aveva preso un’iniziativa in questo senso, sull’esempio di quanto fanno da molti anni i periodici jazzistici di tutto il mondo.
La ragione del fallimento del referendum italiano è molto semplice: le schede truccate o comunque irregolari inviate dai partecipanti. Nelle schede bisognava votare sia per i musicisti italiani, sia per quelli stranieri. Inoltre, bisognava rispondere ad alcune domande. Una di queste era: “Da quanto tempo leggete la nostra rivista?” Molti hanno risposto che la leggono da trent’anni o più, mentre “Musica Jazz” è uscita per la prima volta 19 anni fa. Si sono viste poi dozzine di schede riempite chiaramente dalla stessa mano, e altre che, mentre rivelavano predilezioni piuttosto bizzarre per determinati musicisti italiani magari poco noti, sembravano indicare uno scarso bagaglio di informazioni jazzistiche nella parte riguardante i musicisti stranieri i cui nomi erano orribilmente storpiati.
Qualcuno, insomma, ha cercato di procurarsi un quarto d’ora di celebrità votando per se stesso, o pregando gli amici di farlo. Il lato più curioso dell’operazione è dato dalle notevoli spese postali affrontate e dall’ingenuità di chi non ha pensato a quanto sarebbe stato facile scoprire la falsità di una scheda in cui, per esempio, la pianista Mary Lou Williams era indicata come un complesso vocale. Il risultato è stato questo: che la rivista milanese ha potuto prendere in considerazione soltanto quelle schede in cui erano espresse preferenze per i musicisti stranieri.

Dixie
(“L’Espresso” – 10 novembre 1963)

(1963) rivista - MUSICA JAZZ (lettere al direttore)




Pessimismo sul Jazz Moderno


Chi come me, abbia avuto la sventura di vedere la trasmissione televisiva dei “Maestri del Jazz” dedicata a Sonny Rollins, spero abbia potuto rendersi definitivamente conto a quale meta inconcludente e vana sia approdata questa nostra povera, tormentatissima musica che, nonostante tutto, io continuo ad amare, nella speranza che compaia qualcuno, fornito di buon cervello e con qualche nuova valida idea, che rinsangui un poco l’ormai troppo anemico corpo jazzistico.
Si, perché se Sonny Rollins è da considerare uno tra i migliori jazzisti moderni, un profeta (che poi di profetico ha solo la barba), immaginiamo a quale livello saranno i suoi innumerevoli imitatori sassofonisti.
Avrà indubbiamente – così almeno si dice - una notevole tecnica strumentale, ma quei cacofonici versacci che escono dal suo pifferone o dalla striminzita tromba di Don Cherry non fanno che convincermi sempre più che questi signori avranno, sì, labbra di cuoio e polmoni d’acciaio, ma anche la testa assolutamente vuota.
Per convincersi di ciò basterebbe prendere per esempio, pur senza farne un’analisi musicalmente profonda, quel “Non dimenticar” con cui Rollins ha aperto la rubrica. Che cos’è se non un brano mal riuscito e di cattivo gusto, un vano tentativo di abbellire il tema con quegli inutili arzigogolamenti?
Un’altra caratteristica negativa di questi, più o meno nuovi, musicisti è la banalità dei temi eseguiti, che mi paiono un pretesto per improvvisare qualcosa. Ma quando la base tematica è così mal sicura, immaginiamoci se potrà resistere l’impalcatura dell’improvvisazione!
Vien da rimpiangere i miei tempi, ovvero quelli di Parker, Tristano, degli stessi Mulligan e Lewis. Parker aveva una forma piuttosto rozza per esporre la sua musica, ma quanta sostanza in essa! Mulligan sa essere un finissimo umorista; John Lewis è quel gran formalista che tutti conosciamo. Tutti costoro hanno dei lati positivi. Ma Rollins, Coltrane, Coleman, ecc., che cosa fanno se non scopiazzare qua e là, oppure suonare delle cose astrusissime?
A questo punto io mi chiedo che cosa debba fare – esaurito l’ascolto del repertorio jazzistico fino a Lewis o tutt’al più a Monk, cioè del repertorio valido – un poveraccio che voglia ascoltare un po’ di musica buona?
Non sarà forse il caso di intraprendere un’altra strada, come quella che conduce alla musica “seria” contemporanea?
Una volta affinata la nostra sensibilità musicale – e molto jazz, specialmente moderno, penso serva anche a questo – non è mille volte meglio gustarsi la “Sagra della Primavera” di Stravinsky anziché ingurgitare le cacofonie rollisiane?

Gilberto B. (ferrara)

 
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Premetto che sono un amatore del jazz niente affatto tradizionalista, cioè di quelli che apprezzano solo il jazz tradizionale: al contrario, tutti i periodi e le forme del jazz mi interessano. Premetto anche che, per quanto mi riguarda la tecnica e la teoria musicale, so solo che esistono sette note.
Ora, mi è capitato di assistere alla televisione ai due programmi de “I Maestri del Jazz” dedicati a Coltrane e a Rollins, che, contrariamente al solito, non avevo potuto ascoltare nei concerti milanesi. Dire che sono rimasto deluso è la frase esatta, ma molto più per il tanto osannato Coltrane che per Rollins.
Beati i musicisti come Basso, i quali riescono a seguire, e capire fino al 70 per cento, quello che Coltrane esegue; e un plauso a loro che hanno l’onestà di riconoscerlo. Io mi domando, ed è questo che vorrei mi spiegasse, come fa uno come me, e penso siano in parecchi nelle mie condizioni (cioè che non conoscono la musica), non dico a capire, ma anche soltanto a seguire le fantastiche evoluzioni di Coltrane, infiorate di sberleffi come qualcuno ha voluto chiamarli, inauditi.
Qualche anno fa i critici (e facevano benissimo) avevano parole di fuoco per quelle jam session organizzate da Granz per il JATP, dove gli stessi sberleffi, o pressappoco, facevano tipi come Illinois Jacquet o Flip Phillips, cercando di divertire il pubblico che, bontà sua, si divertiva. Forse anche Coltrane cerca di divertire il pubblico.
Mi sembra che nel jazz sia in atto una evoluzione simile a quella in atto nelle arti figurative: l’artista fa cose che ben pochi sono in grado di capire, o almeno capiscono per il 70 per cento; e il pubblico (quello che non è musicalmente preparato) non capisce, oppure fa finta di capire.
Anche invocando la libertà di espressione tanto cara agli artisti, questo non mi sembra, non dico onesto, ma giusto verso il pubblico.

Franco F. (sesto s. giovanni)
 
 
 
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[…]
“E’ musica astrusa, esoterica, non la capisco e non mi fido. Perché i critici che criticavano le logorroiche jam-session del “Jazz At The Philharmonic” ora lodano Coltrane e Rollins, che mi lasciano perplesso e deluso?”
“Il jazz è arrivato a un punto morto, a un cul-de-sac in cui le idee non ci sono più, esiste solo una tecnica, una ricerca del suono per il suono, i temi sono gracili, mancano di personalità…. E allora non è meglio ascoltare la musica seria contemporanea, per esempio delle belle pagine di Stravinsky, anziché annoiarsi con Rollins?”
Tutti e due i lettori hanno una certa parte di ragione. Oggi, è vero, il jazz si è indirizzato, seguendo più o meno inconsciamente le strade accidentali dei musicisti “seri” contemporanei, verso le accidentate strade di uno sperimentalismo che sembra ripudiare la costruzione musicale e preferirle la macchia sonora, gli “stracci” di suono, la dissoluzione dell’idea nel new-sound, i cui confini col rumore, un tempo stabiliti con un certo rigore dalla fisica, oggi vengono disinvoltamente calpestati. Francamente non so se la musica di Karlheinz Stockhausen – cito un grosso nome dei “seri” più arrabbiati – e quella di Coltrane o anche di Coleman (al quale ultimo è d’uopo tuttavia riconoscere una più netta personalità) possa considerarsi un punto di partenza o una tappa verso una nuova forma d’arte musicale: certo non è un punto d’arrivo. […] Non vorrei peraltro che la tante volte constatata “crisi” del jazz attuale conducesse alle solite profezie da Cassandra. No, il jazz non è morto e non potrà morire: sono le grandi personalità che ogni tanto intervengono, come fresca corrente impetuosa, a rimuovere le acque stagnanti- […] Coltrane, Rollins, artisti tormentati dallo stile inquieto e instabile, sono assai probabilmente degli artisti di transizione. […]
Non troppo pessimismo dunque, anche se i dubbi e le amarezze hanno serie giustificazioni in questo momento storico.

Giancarlo Testoni
(“musica JAZZ” – ottobre 1963)

venerdì 15 aprile 2011

YVES MONTAND - BELLA CIAO/AMOR DAMMI QUEL FAZZOLETTINO (1963)






lato a)
  • Bella ciao (p.d.)


lato b)
  • Amor dammi quel fazzolettino (p.d.)




cover (PHILIPS - 373252 BF)
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PHILIPS - 373252 BF
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(1963) pubblicità - DAVOLI

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giovedì 14 aprile 2011

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martedì 12 aprile 2011

6ª SAGRA DELLA CANZONE NOVA 1963 (mercoledi 6 novembre)


La Sagra della Canzone Nova, giunta quest'anno alla sesta edizione, è una delle molte iniziative che la Pro Civitate Christiana di Assisi realizza annualmente nel campo della cultura e dello spettacolo.
Don Giovanni Rossi, che è l'ideatore e l'animatore della manifestazione, ha voluto far posto, ad Assisi accanto ai dibattiti teologici e ai convegni sulla letteratura, sul cinema e sul teatro, anche alla canzone, un "genere" apparentemente "minore", ma in realtà importantissimo sul piano del costume, proprio per la larga diffusione che oggi hanno i prodotti della musica leggera. Non si tratta, però, di composizioni a tema edificante obbligato, ma di canzoni che tengano conto dei valori spirituali e rechino un piccolo messaggio di serenità a chi le ascolta.
Al concorso di quest'anno, sono state presentate ben 219 composizioni, fra le quali una giurìa ha scelto le 16, da eseguire all'Auditorium della Cittadella di Assisi [....]
 
("Radiocorriere TV" - 3 novembre)



[...] Dopo il festival della canzone napoletana, finito giustamente tra bordate di fischi e proteste del pubblico e criticato dalla stampa italiana per i brogli nelle schede, per le solite camorre cui sono indissolubilmente legate persone interessate, agenti, speculatori, grossi produttori di dischi e musica, la televisione ha inaugurato [...] un altro festival, la Sagra della canzone nova dalla cittadella cristiana di Assisi. [...]
In che consistono queste trasmissioni, è ormai noto.   Goffi presentatori o presentatrici che, col foglietto in mano, arrivano sul palcoscenico infiorato e illuminato a giorno, cieli e lune finti sullo sfondo, leggono la battuta, commentano la canzone tentando di fare dello spirito, fanno un inchino al cantante e si dileguano. [...] lo spettacolo non c'è, perchè non possono darlo quei pupazzi che si alternano davanti al microfono.
Il festival canoro è tutto così: da principio alla fine. Dovrebbero salvarlo le canzoni, i nuovi motivi, i cantanti con i loro gorgheggi, visto che non offre che primi piani di squallidi personaggi di un mondo che sembra popolato da sopravissuti.  [...] La trasmissione è  penosa, lenta.   Succedono sempre le stesse cose, si sentono gli stessi motivi, tutti uguali, in ogni festival: Napoli, Sanremo, Venezia, Viareggio.   Si distribuiscono premi, burlamacchi, microfoni, medaglie, noci e nespole d'oro, e tutto finisce lì.
È vero, in quello dei francescani c'è una sostanziale differenza che lo distingue da tutti gli altri, oltre che le canzoni che si ispirano alle madonne, a Dio, ai santi; sarebbe ingiusto non riconoscerglielo: lo sguardo dei cantanti è sempre rivolto al cielo e la parola amor è sempre rivolta ad un essere miracoloso, che può dare, unico, la vita, la grazia, la gioia di vivere, il sole. [...]
Per quanto ancora il pubblico televisivo italiano dovrà digerire queste manifestazioni?   A chi servono?   I concerti di jazz vengono trasmessi solo una volta al mese (da un pò di tempo, fortunatamente, la lirica e la musica classica hanno trovato un pò di posto nei programmi); [...]

Sergio Saviane
("L'Espresso" - 17 novembre 1963)

Lato a)
  1. Quartetto Caravel - Una lunga strada (calabrese-guarnieri)
  2. Fausto Cigliano - Andiamo sul mare (leucanto-santi latora)
  3. Tony Cucchiara - ... issima (da vinci-zauli)
  4. Aura D'angelo - Io prego (simoni-de mitri)
  5. Luciano Savoretti - Verso la vita (russo-harden)
  6. Cristina Amadei - Occhi bagnati di pianto (cambi-giuliani)
  7. Gianni La Commare - Tu, uomo (taylor-falvo)
  8. Armando Romeo - Nel cielo .... nel vento (il mio amore ritroverai) (romeo)


Lato b)
  1. Emilio Pericoli - Per te sola (bardotti-bindi)
  2. Fausto Cigliano - Piccole cose (danpa-borghi)
  3. Luciano Savoreti - Sulle cime degli alberi (martelli-esposito)
  4. Aura D'Angelo - Uno sguardo al cielo (italomario-oliviero)
  5. Gianni La Commare - Ballata del nordista (varnàvà)
  6. Nelly Fioramonti - Ieri, amore mio (conti-micucci)
  7. Cristina Amadei - Il mio viaggio (tuminelli)
  8. Quartetto Caravel - Il camoscio ferito (rastelli-concina)


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