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venerdì 25 febbraio 2011

NANA MOUSKOURI - MY FAVOURITE GREEK SONGS (1963)

Parigi 22 novembre 1963
L'Académie du Disque assegna a  "Mes plus belles chansons grecques" di Nana Mouskouri il GRAN PRIX 1964 per il miglior disco di folklore

 
 


martedì 22 febbraio 2011

FRANCO PAGANI - THE HEART OF ITALY (1963)


 

(1963) pubblicità - LEBOLE

luisella boni, armando francioli

(1963) Le parolacce (strettamente confidenziale - domande dei lettori)

Il mio fidanzato ha preso la brutta abitudine di dire ogni tanto qualche parolaccia in mia presenza; e quando lo rimprovero mi risponde che oggi le parolacce vanno di moda; basta leggere i libri degli scrittori più in voga.

Mirella G. (milano)

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È vero che i libri di alcuni scrittori alla moda (non tutti, grazie a Dio) abbondano di espressioni cosiddette forti; i film di un certo genere di realismo completano questo squallido quadro al quale persino qualche cantautore (Modugno che chiama "cretina" la portiera della sua canzone "Stasera pago io") dà di tanto in tanto qualche pennellata.   Così si può finire col credere che saper dire parolacce con disinvoltura sia segno di cultura e buon gusto.   Errore!    La parolaccia è sempre parolaccia.

Masino
(TV sorrisi e canzoni, 27 ottobre 1963)

(1963) TV SORRISI E CANZONI (ottobre)


Amedeo Nazzari è il presentatore e il sostenitore della Sardegna nell'incontro che la squadra isolana sostiene con gli abbruzzesi per "il campionato" di Gran Premio.   L'Abruzzo sarà presentato da Alberto Bonucci.


Ornella Vanoni, nei panni di Rosetta, è la nuova soubrettissima del "Rugantino", la commedia musicale di Garinei e Giovannini che quest'anno ha portato le tende da Roma a Milano.   La Vanoni, che prende il posto di Lea Massari, non si è lasciata sfuggire l'occasione per questa eccezionale rentrée sul palcoscenico, alla quale si è preparata con grande impegno.   Il "Rugantino" si è imposto all'attenzione dei critici anche per il suo pregevolissimo contenuto musicale.   In particolare la canzone "Roma nun fa la stupida stasera" si è rivelata uno dei grandi successi dell'anno, sul piano della celebre "Arrivederci Roma".


Rosanna Schiaffino da pochi giorni diventata la signora Bini


Miranda Martino debutta come primadonna nella commedia musicale "Masaniello", accanto a Nino Taranto ed a Macario.   Nel lavoro Miranda veste i panni di Bernardina, la giovane e gagliarda moglie di Masaniello.   Intanto nel corso della prossima parmanenza a Roma della compagnia la brava cantante, rivelatasi anche ottima attrice, interpreterà forse il ruolo della moglie del Fornaretto di Venezia nella riduzione che Sacerdote e Falqui stanno preparando, per la TV, di "Biblioteca di Studio Uno".   Miranda inoltre, sta mettendo a punto un nuovo show televisivo imperniato su vecchi motivi.

domenica 20 febbraio 2011

ISABELLA IANNETTI - T'HANNO VISTO DOMENICA SERA/IN CIMA AI MIEI PENSIERI (1963)




lato a)
  • T'hanno visto domenica sera (adricel-del prete-mogol)
    cantagiro 1963


lato b)
  • In cima ai miei pensieri (mogol-del prete-detto)


cover (ROYAL - QCA 1290)
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ROYAL - QCA 1290
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(1963) pubblicità - VOLKSWAGEN


(1963) pubblicità - VOLKSWAGEN


MARY WELLS - BYE BYE BABY I DON'T WANT TO TAKE A CHANCE (1963)



Lato a)
  1. Come to me (gordy-johnson)
  2. I don't want to take a change (stevens-gordy)
  3. Bye bye baby (wells)
  4. shop around (robinson)
  5. I love the way you love (gordy)

Lato b)
  1. I'm gonna stay (gordy)
  2. Let your conscience be your guide (gordy)
  3. Bad boy (gordy-robinson)
  4. I'm so sorry (brooks-gordy)
  5. Please forgive me (gordy)



cover (MOTOWN - M5-161V1) usa
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MOTOWN - M5-161V1
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(1963) pubblicità - VOLKSWAGEN

(1963) Viaggio nell'Italia che cambia (inchiesta del lunedi, rete Nazionale)

5 puntate dal 4 marzo al 1 aprile



L’Italia incominciò a cambiare e ad assumere la fisionomia che oggi ci mostra, press’a poco negli anni in cui gli italiani incominciavano a compilare la schedina del totocalcio. Ma la coincidenza è del tutto casuale, perché i 26 mila milionari grossi e piccoli, creati in quindici anni dalla Dea bendata in collaborazione col campionato di calcio, […], non hanno alcun rapporto coi mutamenti economici e sociali avvenuti nel nostro Paese durante gli ultimi tre lustri. Il “miracolo italiano”, di cui parlano i più immaginosi cronisti, è la conseguenza niente affatto miracolosa della volontà e dell’iniziativa con cui ci si è sforzati di affrontare certi fondamentali problemi del nostro tempo, in parte comuni a tutti i Paesi in via di sviluppo, in parte propri della nostra società, e originati da errori e trascuratezze di passate classi dirigenti. L’industria, l’intera economia italiana, sono passate nel giro di tre lustri dall’abituale fase dell’improvvisazione ad una fase di organizzazione, hanno applicato mezzi e tecniche nuove, hanno accettato la competizione europea, con tutto quel che segue la fine delle protezioni e delle autarchie. […]
Secolari squilibri stanno lentamente scomparendo, e se la transizione è sempre difficile e talvolta dolorosa, non c’è dubbio che la società italiana stia mutando pelle e sangue. Grandi masse di lavoratori, seguiti a poco a poco dalle loro famiglie, trasmigrano quotidianamente dal Sud al Nord, dalle zone di tradizionale miseria agricola verso il triangolo industriale, e magari verso le fabbriche o le miniere d’oltre confine. Braccianti, mezzadri, piccoli coltivatori abbandonano, appena possono la terra degli avi, con la speranza e l’ambizione, niente affatto impossibili, di diventare operai. L’agricoltura, sempre più povera di braccia, vede sostituirsi l’atavico problema dell’esuberanza di bocche da sfamare con quello della trasformazione agraria: la necessità di sostituire le braccia dell’uomo impone l’uso della macchina, sicchè il podere o la tenuta s’avviano necessariamente sulla strada dell’industria, e chi vi lavora è sempre più operaio e sempre meno zappaterra. Fabbriche nuove piovono dal settentrione alla periferia di popolose e sbandate città meridionali o in lande che le anagrafi sociali indicano come “depresse”. Si rinnova così in alcune zone d’Italia, in termini moderni da civiltà industriale, il clima del Far West: si distribuiscono salari, si apre una crisi degli alloggi, si moltiplicano le automobili e i frigoriferi, cresce il carovita, in un “boom” dagli effetti immediati contrastanti, se non proprio contraddittori, ma destinato a rivoluzionare, col correr degli anni, la vita, le abitudini, la mentalità stessa della collettività interessata.
Sta cambiando anche la vecchia Italia della botteguccia, coll’avanzare del self-service e del supermercato, delle nuove tecniche di produttività commerciale, dei grandi magazzini dove le merci vengono scelte in seguito ad indagini di mercato, preselezionate e “prevedute”, secondo una dizione tipica da “persuasori occulti”. E quali merci? Una complessa rivoluzione è in corso nei consumi, dominati da alcune voci che non solo determinano la politica industriale ma che, per i loro riflessi nell’ambito delle famiglie, determinano anche il modo di vivere degli italiani. […]
L’avvento del supermarket è comunque una delle numerose rivoluzioni in corso di svolgimento nell’Italia che consuma. Una seconda rivoluzione – la prima forse in ordine di tempo – è quella dell’automobile. La motorizzazione degli italiani è il fenomeno più vistoso e determinante del dopoguerra, al quale è legato un fiorire di mestieri e professioni nuove, il moltiplicarsi del turismo, il modificarsi di secolari abitudini degli individui e delle famiglie. Una terza rivoluzione prende il nome dal gas liquido: le minoranze, che vivono nelle grandi città, stentano forse a capire cosa significhi, per gli altri milioni e milioni di connazionali, la fine delle sporche, lente, scomode cucine a carbone o a legna. Quarta rivoluzione: l’avvento degli elettrodomestici, del frigorifero in particolare, la cui diffusione è considerata da molti medici una delle cause di diminuzione della mortalità infantile. L’uso sempre più largo di abiti confezionati da parte degli italiani, e soprattutto da parte delle italiane, può considerarsi a buon diritto una quinta rivoluzione. Rivoluzionaria infine è stata l’apparizione della TV, come mezzo di informazione e di spettacolo, e come nuova arbitra e regolatrice del tempo libero, in particolare delle serate dei grandi e dei piccoli. […]

Ugo Zatterin
(Radiocorriere TV, 3 marzo)

martedì 15 febbraio 2011

BRUNO FILIPPINI - LA RAGAZZA NELL'ACQUA/L'ANNO VENTURO (1963)



lato a)
  • La ragazza nell'acqua (magoni-nisa)


lato b)
  • L'anno venturo (soffici-pallavicini)



cover (mrc - A200)
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mrc - A200
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(1963) pubblicità - BERTOLLI (olio di oliva)


(1963) Che cosa è questa moda dei cantanti giovanissimi? (Radiocorriere TV, 4 agosto)

Da qualche anno a questa parte, almeno ogni sei mesi, siamo costretti a pensare, a scrivere che, nel mondo della musica leggera, c’è qualcosa di nuovo. Prima ci fu Modugno, che venne all’improvviso ad agitare le acque tranquille di una lunga tradizione melodico-sentimentale, in cui cuore amore dolore si legavano l’un l’altro sul filo di invariabili rime, i cieli erano immutabilmente stellati, le illusioni erano perdute, i viali erano tutti autunnali.     Fu una scossa salutare, che indusse molti parolieri a comporre testi più credibili, più veri, meno conformisti.
Poi venne il rock, e con il rock gli urlatori della canzone, primo fra tutti Celentano (che però aveva molte frecce nell’arco, e lo sta ancora dimostrando). Per mesi non ascoltammo altro: ma sotto sotto, quasi senza parere, si stavano facendo largo altri personaggi, che, pur avendo avvertito il mutamento del gusto, le nuove esigenze del pubblico, specialmente dei giovani, rinunciavano in partenza a fare un solo falò della musica tradizionale, ed anzi, di quella musica cercavano di conservare la parte migliore, tuttora valida.   E furono i cantautori: Bindi, Meccia, Paoli, Fidenco e gli altri. Ragazzi preparati, astuti, che riproponevano la “musica del sentimento” in forme nuove, adattandovi parole e vicende se non peregrinamene originali almeno accettabilmente vere.
E oggi? Oggi il motto è “largo ai giovanissimi!”: i dischi documentano la costante avanzata delle nuove leve musicali: quelle che hanno imposto il dondolìo del twist, del madison, dell’hully gully, che hanno portato alla ribalta imprevedibili “vedettes”. Una ragazzina lentigginosa che a vederla non la trovi dissimile da cento altre, studentesse delle tecniche o sartine, impiegate o commesse al supermarket; e che invece, messa davanti a un microfono, spiega una voce piena e suggestiva, e davanti alle telecamere si comporta con la disinvoltura di una professionista con anni di carriera dietro le spalle. Un ragazzino che, pur rifacendosi all’esempio di Celentano, mette nelle sue canzoni una freschezza nuova, e tutto l’entusiasmo aggressivo dei suoi sedici anni.
È come una bottiglia di spumante appena sturata: ne trabocca la musica dei giovanissimi, quella che in questa estate piuttosto calda imperversa su tutte le spiagge, nelle “hall” di tutti gli alberghi di montagna, ascoltata e ripetuta da migliaia di ragazzi col maglione alla “Tony Perkins”, di ragazze in maglietta “Saint Tropez”; sopportata – ma proprio soltanto sopportata? - da migliaia di genitori di mezza età.
Il fenomeno non è nuovo: Paul Anka, anni addietro, era ancora alle medie inferiori quando incise Diana e Crazy love: e non era molto più adulto Neil Sedaka quando raggiunse l’improvviso, e clamoroso, successo di The diary e I go ape. Da noi la stessa Mina arrivò in testa alle classifiche delle vendite discografiche non più che adolescente. Non è neppure un fenomeno tutto nostro, se è vero che in Francia, sulla scia di Francoise Hardy, i cantanti teen-agers stanno spuntando a decine. […]

P.Giorgio Martellini

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“Noi cantanti della generazione “di mezzo”, stiamo sempre con il fucile puntato su questi ragazzi: diciamo sempre che spariranno…. E invece non è così: hanno dentro lo spirito del loro tempo, di questo tempo; hanno naturalezza, verità, autenticità. […] Forse non sanno neppure ancora di essere delle “vedette”. […]”

Arturo Testa



“Io, questi ragazzi, li ho tenuti a battesimo in Alta pressione: e già allora ne avevo previsto il successo: Il mondo oggi è portato a dare sempre più importanza ai giovani, ai loro problemi, alle loro necessità: e in fine dei conti, la musica leggera appartiene ai giovani di diritto. Hanno portato nelle canzoni l’allegria: ma cantare, non dovrebbe essere sempre una manifestazione di gioia? […]”

Renata Mauro



“[…] perché queste canzoni e questi cantanti entusiasmano i giovani? Perché parlano il loro linguaggio, ma non è sempre un linguaggio educativo. Perché con il loro ritmo, costituiscono una scarica di energie, quasi uno sport: ed è meglio che le energie della gioventù di oggi si esauriscono in innocui contorcimenti, piuttosto che non in altre attività assai meno innocenti. Perché infine i ragazzi si proiettano in questi loro coetanei che, attraverso la canzone, hanno avuto successo, e sono indotti a pensare: “Se ci sono riusciti loro, non potrei riuscirci anch’io?”. Ma c’è un altro aspetto: questa musica piace anche agli adulti. La ragione non è certo confortante. I quarantenni, i cinquantenni d’oggi mancano sovente di idealità, di vita interiore: e quindi finiscono con l’identificarsi, con un certo rimpianto nella gioventù, e nella sua effervescente vitalità. […]”

Leonardo Ancona (psicologo)


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giovedì 10 febbraio 2011

(1963) pubblicità - BACI PERUGINA


(A cosa serve l’amore?)


Édith Piaf & Théo Sarapo

EDITH PIAF - CHANT D'AMOUR (1963)




lato a)
  • Monsieur incognito (gall-veran)
  • Margot coeur gros (vendome-veran)


lato b)
  • Le chant d'amour (piaf-dumont)
  • Tiens v'la un marin (bouquet-labadie)




cover (Columbia - SEMQ 266)
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Columbia - SEMQ 266
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(1963) EDITH PIAF (19 dicembre 1915 - 11 ottobre 1963)

L'ULTIMO VOLO DEL PASSEROTTO


Con Edith Piaf è scomparsa una delle più grandi interpreti di musica leggera di tutti i tempi.   Edith cominciò a cantare da bambina nelle strade, ed ha conosciuto il successo molto tardi.   Dotata di un temperamento drammatico, Edith lascia un'abbondante discografia, tutta degna del massimo interesse.   Era nata a Parigi nel 1915 da Pierre (un acrobata di origine italiana) e Lina Marsa.

(da "SETTENOTE")

(1963) EDITH PIAF (19 dicembre 1915 - 11 ottobre 1963)

Édith Piaf e Théo Sarapo si sposarono il 9 ottobre 1962.
Un anno dopo, l’11 ottobre 1963, Édith Piaf morì durante un triste e vano viaggio di ritorno dal sud della Francia verso Parigi: il suo esile corpo venne caricato sul sedile posteriore della macchina dal marito Théo che, per esaudire il suo ultimo desiderio, la riportò nella capitale francese.

 
Nello scorso maggio, era stata ricoverata per otto settimane.    Nonostante il parere contrario dei più illustri clinici, pochi mesi dopo era di nuovo in “tournée”.   Svenuta per l’ennesima volta sulla scena a Maubege, i medici intervennero energicamente ordinandole il riposo assoluto.   Sottoposta alle cure del sonno, anche per togliere un inizio di intossicazione da droga,  Edith sentì le sue forze declinare inesorabilmente.   Un ultimo attacco l’ha stroncata.

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[…] Quando il successo le spalancò le porte, cominciò per Edith una girandola di amori sfortunati. Un giorno – era vedette al famoso Moulin Rouge - l’impresario le propose qualche giovane da lanciare. “Ho visto al Bobino un ex scaricatore di porto, un certo Montand – disse - Non mi sembra male. Gli ho proposto un’audizione con voi”. Yves Montand si presentò all’audizione come si va agli esami di Stato, giocando il tutto per tutto. Ed egli si comportò con la diva della canzone come un giovane studente si comporta con una passabile professoressa di latino: la guardò dritto negli occhi. Molto probabilmente fu quello sguardo spregiudicato e insieme triste (da “vagabondo per bene”, com’è stato scritto) che commosse la Piaf. La loro unione durò il breve spazio di una stagione di spettacoli: quando Montand si ritenne sufficientemente lanciato scomparve dalla sua vita.
Tutti gli uomini accanto ai quali ha cercato di sentirsi un po’ meno sola, un po’ meno brutta, un po’ meno ammalata, non eran nessuno ma divennero qualcuno a starle vicini. Così accadde anche con Eddie Costantine che portò dall’America dove faceva il camionista e il boxeur; con Charles Aznavour che faceva l’elettricista nella sua compagnia; con il chitarrista e paroliere Moustaki (l’autore di “Milord”) che giocava a ping pong, con il giovane pittore americano Davis Douglas, che grazie a lei ha tenuto le sue prime mostre personali, ed anche col suo ultimo marito Theo Sarapo, un ex parrucchiere diventato vedette. […]

Rodolfo d'Intino
(TV Sorrisi e Canzoni - 20 ottobre)


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mercoledì 9 febbraio 2011

QUEI TRE - LA LUNA DE ROMA/FRASCATI LA NUIT (1963)



lato a)
  • La luna de Roma (verde-riva)
    orch. Enrico Simonetti

lato b)
  • Frascati la nuit (verde-cecconi)
    orch. Enrico Simonetti

cover (ARIEL - NF 503)
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ARIEL - NF 503
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martedì 8 febbraio 2011

domenica 6 febbraio 2011

ALDO CIOFFI - IL MARE ERA BLU/NINNA NANNA PER UNA DONNA SOLA (1963)


lato a)
  • Il mare era blu (cioffi)

lato b)
  • Ninna nanna per una donna sola (cioffi)


cover (ARIEL - NF 502)
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ARIEL - NF 502
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(1963) pubblicità - FIAT (2300

(1963) L'uomo ricevente


La sera se avete il televisore acceso, è piuttosto difficile ascoltare anche la radio.
Purtroppo noi siamo fatti in modo tale che non ci è possibile ascoltare la radio e guardare la televisione contemporaneamente, così siamo costretti a scegliere l’una o l’altra, anche se ci interessano tutte e due.
Noi siamo rimasti come cento anni fa. Una macchina perfetta, si dice, ma fino a un certo punto. Secondo me, non siamo all’altezza del momento, non marciamo coi tempi.
Si inventano un sacco di cose, tutto si perfeziona, tutto si migliora, tutto si complica e si semplifica nello stesso tempo, ma noi niente. L’uomo rimane sempre tale e quale com’era centinaia di anni fa, tanto che si trova ad aver inventato tante cose da non poterle godere tutte, e deve rinunciare a gran parte di esse.
Ha inventato la radio, ed eccolo tutto contento di averla inventata. Conquista della scienza e compagnia bella. Poi ha inventato la televisione e altra contentezza. Però noi siamo come prima, dal punto di vista di apparecchio ricevente: o riceviamo la radio o riceviamo la televisione.
Poi la televisione con due canali. O riceviamo il primo o riceviamo il secondo.
Gli studiosi non fanno assolutamente niente per metterci in condizioni di ricevere contemporaneamente i due programmi; e siamo costretti a scegliere: o il primo o il secondo.
E qualche volta succede che ci interessano tutti e due i programmi e non sappiamo a quale rinunciare.
Proviamo pure a tenere due apparecchi televisivi in salotto, e ricevere il primo canale con uno e il secondo canale con l’altro.
Dovremmo avere la possibilità di concentrare l’occhio destro, insieme all’orecchio destro, mettiamo sul primo canale, e l’occhio sinistro insieme all’orecchio sinistro sul secondo canale, e vedere e ascoltare contemporaneamente ma ben distintamente tutte e due i programmi.
Dovremmo avere la possibilità di scoppiare dal ridere a destra mentre osserviamo e ascoltiamo con l’occhio e l’orecchio destro, Walter Chiari sul primo canale, e, nello stesso tempo, piangere e commuoverci a sinistra mentre ascoltiamo e osserviamo con l’orecchio e l’occhio sinistro la vicenda del dramma sul secondo canale.
Invece niente. Non siamo assolutamente in grado di ricevere i due programmi nello stesso momento, e tanto meno di provare due sensazioni opposte nell’identico istante.
Perché mentre tutto si perfeziona, si scoprono un mucchio di cose, se ne inventano sempre delle nuove e sempre più perfette, noi siamo rimasti al punto di partenza
[…]
Possiamo guardare un programma e seguire l’altro con la coda dell’occhio: guardare l’altro programma e seguire il primo con la coda dell’altro occhio.
Poi guardare fra i due televisori e seguire i due programmi con le code dei due occhi.
A parte il fatto che finiremmo la serata coi due occhi indipendenti l’uno dall’altro, e questo potrebbe anche essere un progresso nel nostro meccanismo visivo, non siamo assolutamente in grado di separare l’audio dell’uno dall’audio dell’altro programma.
Le voci si sovrappongono, si mescolano, si alternano.
Alle battute dell’attore drammatico rispondono le battute dell’attore comico, e viceversa.
[…]
Ma facciamo un’ipotesi piuttosto azzardata.
Ammettiamo dopo prove e riprove, dopo un lungo e faticoso esercizio di riuscire a ricevere se non proprio alla perfezione almeno con sufficiente efficacia, anche se con notevole sforzo, tutti e due i canali contemporaneamente.
È soltanto un’ipotesi azzardata, ma facciamola, tanto cosa ci costa?
Proprio quando abbiamo raggiunto un buon risultato, ecco che entra in funzione un terzo canale.
E allora qui ci cascano le braccia.
Abbiamo proprio la sensazione che noi non riusciamo a tenere il passo col progresso, anzi, che facciamo dei passi indietro.
Dove andiamo a trovare un terzo occhio e un terzo orecchio per ascoltare il terzo canale?
Siamo costretti a scegliere e rinunciare a un programma, senza contare la radio.
Si rende sempre più necessaria una collaborazione tra medicina e ingegneria per migliorare l’uomo.
Una macchina che si credeva perfetta ma che ora non lo è più.

Carlo Manzoni
(Radiocorriere TV - 27 aprile)

sabato 5 febbraio 2011

MARINO MARINI - LETKIS-JENKA/SEKA-LETKA (1965)


lato a)
  • Letkis-jenka (lehtinen)


lato b)
  • Seka-letka (lehtinen)




cover (DURIUM - LdA 7412)
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DURIUM - LdA 7412
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(1963) pubblicità discografiche - PRIMARY (Fred Bongusto)

(1963) Sono due minorenni "acqua e sapone" i vincitori di Castrocaro

Bruno Filippini, ex-cantore della Cappella Sistina, e Gigliola Cinquetti, nata nella terra di Giulietta e Romeo.   L'uno ha la simpatia familiare di Pat Boone; l'altra somiglia alla longilinea Francoise Hardy.


Per Gigliola Cinquetti e Bruno Filippini inizia ora una grande e fantastica avventura che avrà come prima tappa di rilievo il prossimo festival di Sanremo.
Gigliola Cinquetti è nata a Verona , ha sedici anni, frequenta il liceo artistico e studia pianoforte. Bruno Filippini, ha diciotto anni, frequenta l'istituto tecnico, ha cantato  come voce solista alla Cappella Sistina ed ha ben sei fratelli.   Gigliola e Bruno hanno concorso cantando rispettivamente "Le strade di notte" di Giorgio Gaber e "Baci" lanciata da Remo Germani.   In seconda esecuzione hanno poi presentato "Sull'acqua" e "Il re dei pagliacci".
(TV Sorrisi e Canzoni - 29 settembre)

MICHELINO - IL 4 MARCE/BIKINI E TAMURE' (1963)

 


(1963) pubblicità - POKER RECORD (canotto-transistor)

giovedì 3 febbraio 2011

DOMENICO MODUGNO - LETTERA DI UN SOLDATO/ALLELUJA (1963)




lato a)
  • Lettera di un soldato (modugno-zambrini)


lato b)
  • Alleluja (migliacci-modugno)


cover (FONIT - SPM 28)
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FONIT - SPM 28
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(1963) pubblicità - Edizioni CAMPI (Lettere d'amore in grigioverde)


Ogni soldato, ogni marinaio, ogni aviere avrà un discreto amico e consigliere al suo fianco, un segretario pronto per risolvergli ogni problema epistolare.
Due fascicoli elegantemente rilegati contenenti delle bellissime lettere alla fidanzata, alla famiglia, agli amici, ai superiori.

(1963) rivista - QUATTRORUOTE (ottobre)



Una donna quando guida è giovane bella e brava 
soprattutto perchè non ha i difetti di molti uomini: non è imprudente, nè aggressiva, nè scortese 


Le donne che guidano sono più belle.   Più belle, si intende, di quelle che non guidano.   Forse la coscienza di sentirsi indipendenti dà loro una spigliatezza e una gioia che si riflettono nel loro sguardo, ma il fatto è che le donne che guidano l'automobile sono più belle.
Anzi dirò che l'unione bella donna e automobile è perfetta e naturale.   Le belle automobili nascono per le belle donne e nascono quasi con questa predestinazione.
Ad una giovane sportiva si addice lo "spider" o il "coupé", alla studentessa la "500" o la "600", alle giovani spose la "Fulvia" o la "Giulia".   E come non pensare che una bellissima donna nel fulgore dei trent'anni (che possono essere anche di più) non meriti una "Flaminia"?   Le donne che guidano sono ogni giorno più numerose e l'automobile sta diventando un accessorio dell'attività femminile.   In molti casi, specialmente in città, la vettura è più usata dalla moglie che dal marito.    Per accompagnare i bambini a scuola, per fare le commissioni, per trovare le amiche l'auto della signora è sempre in movimento.
Quante sono le donne che guidano?   Le informazioni ufficiali dicono quasi un milione, e poichè oltre la metà ha preso la patente di recente, sono in maggioranza giovani, belle lo abbiamo detto, e, aggiungiamo, anche brave.   È vero che raramente compiono lunghi viaggi, ma di chilometri ne fanno parecchi ugualmente, ed è molto raro, per fortuna, che siano coinvolte in incidenti.   Potranno qualche volta causare intralci nella circolazione, essere esitanti o troppo lente, ma in generale guidano bene, cioè con calma e con prudenza.
Perchè guidano bene? Più che speciale abilità le donne al volante dimostrano di non avere i difetti di molti uomini: non sono aggressive, non sono scortesi, non sono imprudenti.   L'assenza di queste gravi colpe le mette già in una posizione favorevole.   Giuro che se guidassero solo le donne non ci sarebbero stati nemmeno un decimo dei 217.000 feriti che hanno insanguinato nel 1962 le strade d'Italia.   Del resto per ferire alle donne basta un sorriso, e queste sono le ferite che noi amiamo.
Se poi vogliono le donne non scherzano: sanno fare sul serio.   Quest'anno, per andare a vedere la targa Florio, quattro ragazze sono partite da Milano e sono andate a Palermo.   La prima tappa è stata da Milano a Praia a Mare e la secondo tappa da Praia a Mare a Palermo, in totale 1591 chilometri percorsi in due giorni con ventidue ore di marcia effettiva.
Pensate che due erano soltanto passeggere, e le due che si sono alternate al volante erano guidatrici giovani, una di ventidue anni, l'altra con qualche anno di più, pur essendo già madre di quattro bambini.
Brave, giovani, prudenti, gentili e bellissime tutte le donne al volante; qualche volta guidatrici eccellenti; sempre disperazione dei vigili e nostro tormento, se, quando abbiamo fretta, ce la troviamo davanti o dobbiamo interpretarne i segnali.   I saggi dicono che è impossibile sia con loro sia senza di loro.   Io non viaggio mai con una donna al volante, ma questo non vuol dire che diffidi della loro perizia: preferisco vederle passare proprio perchè sono giovani e belle.

G.M.


  • Il Salone di Francoforte (74.188 mq. di esposizione)
    Giulia Sprint G.T., Fiat, Lancia, Auto Union-DKW, BMW, Ford, Glas, Mercedes Benz, Opel, NSU, Porsche, Volkswagen
  • Novità '64 dalla Gran Bretagna
  • La donna e l'automobile-intervista a. Franca Valeri, Dacia Maraini, Billa Zanuso ed altre
    -la donna accanto all'uomo che guida
  • (Detroit '64) Le "Compacts" se ne vanno, ritornano le "Grandi"
  • Tribunale dei lettori (Volkswagen 1200)
  • Le vetture entrate in circolazione (1° semestre 1963)
  • Il mercato dell'automobile
    auto italiane nuove e usate - auto europee nuove

  •  
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THE MIRACLES - DOIN' MICKEY'S MONKEY (1963)




Lato a)
  1. Mickey's monkey (holland-dozier)
  2. Dance what you wanna (cooke-alexander-white)
  3. The wah-watusi (mann-appell)
  4. The twist (ballard)
  5. Dancin' holiday (jean)
  6. Land of 1000 dances (kenner)


Lato b)
  1. I gotta dance to keep from crying (holland-dozier)
  2. The monkey time (mayfield)
  3. The groovey thing (robinson)
  4. Twist and shout (medley-russell)
  5. Do you love me (gordy)


cover (TAMLA RECORDS - 245) usa
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TAMLA RECORDS - 245
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(1963) pubblicità - RONSON