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domenica 6 febbraio 2011

(1963) L'uomo ricevente


La sera se avete il televisore acceso, è piuttosto difficile ascoltare anche la radio.
Purtroppo noi siamo fatti in modo tale che non ci è possibile ascoltare la radio e guardare la televisione contemporaneamente, così siamo costretti a scegliere l’una o l’altra, anche se ci interessano tutte e due.
Noi siamo rimasti come cento anni fa. Una macchina perfetta, si dice, ma fino a un certo punto. Secondo me, non siamo all’altezza del momento, non marciamo coi tempi.
Si inventano un sacco di cose, tutto si perfeziona, tutto si migliora, tutto si complica e si semplifica nello stesso tempo, ma noi niente. L’uomo rimane sempre tale e quale com’era centinaia di anni fa, tanto che si trova ad aver inventato tante cose da non poterle godere tutte, e deve rinunciare a gran parte di esse.
Ha inventato la radio, ed eccolo tutto contento di averla inventata. Conquista della scienza e compagnia bella. Poi ha inventato la televisione e altra contentezza. Però noi siamo come prima, dal punto di vista di apparecchio ricevente: o riceviamo la radio o riceviamo la televisione.
Poi la televisione con due canali. O riceviamo il primo o riceviamo il secondo.
Gli studiosi non fanno assolutamente niente per metterci in condizioni di ricevere contemporaneamente i due programmi; e siamo costretti a scegliere: o il primo o il secondo.
E qualche volta succede che ci interessano tutti e due i programmi e non sappiamo a quale rinunciare.
Proviamo pure a tenere due apparecchi televisivi in salotto, e ricevere il primo canale con uno e il secondo canale con l’altro.
Dovremmo avere la possibilità di concentrare l’occhio destro, insieme all’orecchio destro, mettiamo sul primo canale, e l’occhio sinistro insieme all’orecchio sinistro sul secondo canale, e vedere e ascoltare contemporaneamente ma ben distintamente tutte e due i programmi.
Dovremmo avere la possibilità di scoppiare dal ridere a destra mentre osserviamo e ascoltiamo con l’occhio e l’orecchio destro, Walter Chiari sul primo canale, e, nello stesso tempo, piangere e commuoverci a sinistra mentre ascoltiamo e osserviamo con l’orecchio e l’occhio sinistro la vicenda del dramma sul secondo canale.
Invece niente. Non siamo assolutamente in grado di ricevere i due programmi nello stesso momento, e tanto meno di provare due sensazioni opposte nell’identico istante.
Perché mentre tutto si perfeziona, si scoprono un mucchio di cose, se ne inventano sempre delle nuove e sempre più perfette, noi siamo rimasti al punto di partenza
[…]
Possiamo guardare un programma e seguire l’altro con la coda dell’occhio: guardare l’altro programma e seguire il primo con la coda dell’altro occhio.
Poi guardare fra i due televisori e seguire i due programmi con le code dei due occhi.
A parte il fatto che finiremmo la serata coi due occhi indipendenti l’uno dall’altro, e questo potrebbe anche essere un progresso nel nostro meccanismo visivo, non siamo assolutamente in grado di separare l’audio dell’uno dall’audio dell’altro programma.
Le voci si sovrappongono, si mescolano, si alternano.
Alle battute dell’attore drammatico rispondono le battute dell’attore comico, e viceversa.
[…]
Ma facciamo un’ipotesi piuttosto azzardata.
Ammettiamo dopo prove e riprove, dopo un lungo e faticoso esercizio di riuscire a ricevere se non proprio alla perfezione almeno con sufficiente efficacia, anche se con notevole sforzo, tutti e due i canali contemporaneamente.
È soltanto un’ipotesi azzardata, ma facciamola, tanto cosa ci costa?
Proprio quando abbiamo raggiunto un buon risultato, ecco che entra in funzione un terzo canale.
E allora qui ci cascano le braccia.
Abbiamo proprio la sensazione che noi non riusciamo a tenere il passo col progresso, anzi, che facciamo dei passi indietro.
Dove andiamo a trovare un terzo occhio e un terzo orecchio per ascoltare il terzo canale?
Siamo costretti a scegliere e rinunciare a un programma, senza contare la radio.
Si rende sempre più necessaria una collaborazione tra medicina e ingegneria per migliorare l’uomo.
Una macchina che si credeva perfetta ma che ora non lo è più.

Carlo Manzoni
(Radiocorriere TV - 27 aprile)

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