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mercoledì 6 aprile 2011

(1963) La Censura della RAI


Dalle recenti statistiche, risulta che circa nove milioni di famiglie ascoltano con una frequenza generalmente giornaliera la Radio: senza possibilità di smentita, si può quindi affermare che essa rappresenta il più potente organo di diffusione esistente oggi in Italia. Ora, l’Italia è uno dei pochi paesi del mondo democratico in cui la Radio è monopolio dello Stato, a disposizione esclusiva, quindi, del governo. La cosa appare chiaramente in contrasto con la lettera e con lo spirito della nostra Costituzione che proclama tra i suoi principi fondamentali la libertà di stampa e di diffusione. Tentativi per creare nuove stazioni radiofoniche, oltre quelle monopolizzate, sono stati fatti; il più notevole lo ricordiamo a Milano, alcuni anni fa, conclusosi purtroppo con una pronuncia della Corte Costituzionale sostanzialmente sfavorevole. Negata, almeno per il momento, ogni soluzione secessionistica, è giocoforza arrivare alla conclusione che i dirigenti RAI hanno la facoltà di fare il buono e il cattivo tempo, senza che il cittadino possa in realtà minimamente interferire. Esiste solo un generico controllo affidato alla Commissione parlamentare di vigilanza, che però si limita ad occuparsi dei programmi che rivestono un interesse propriamente politico e sociale.
Dopo la doverosa premessa, […] veniamo a quello che ci interessa particolarmente, e cioè la scelta delle canzoni da inserire nei programmi radiotelevisivi. È chiaro che la scelta è di spettanza esclusiva di alcuni “esperti”, i quali senza dover dare spiegazioni a nessuno, decidono, selezionano, accettano, respingono i dischi che vengono loro sottoposti dalle Case fonografiche. Così, i radioabbonati sono costretti ad assuefarsi al gusto squisitamente soggettivo di questi pochi giudici onnipotenti, e ogni giorno devono sorbirsi canzoni di valore e di gusto perlomeno discutibili, ripetute con una frequenza talmente ossessiva da lasciare adito a qualche dubbio sulla imparzialità delle preferenze. Si giustificano le scelte con la scusa che bisogna accontentare un po’ le tendenze di tutte le categorie della popolazione italiana, divisa per ceto e per regione. Certo – dicono – un contadino della Calabria ha dei gusti differenti da quelli di un industriale della Lombardia, uno studente romano si distingue da un pastore abruzzese; ma tutto questo aveva una validità decisiva qualche tempo fa. È ormai vero, invece, che i sensibili movimenti interni provocati da ragioni economiche, che spingono i meridionali al nord, e dalla sempre più nutrita consuetudine alle vacanze, che spingono i settentrionali al sud, finiscono per favorire, poco a poco, un processo non indifferente di unificazione dei gusti, in maniera che, per esempio, le canzoni “intellettuali” dell’ultima moda, dei cantautori, cominciano ad essere ascoltate con evidente soddisfazione anche nelle località cosiddette “sottosviluppate”, e così viceversa. La Radio deve seguire queste evoluzioni che formano oggetto di studio per non pochi esperti nel campo della sociologia. Anche se si sviluppano rapidamente altri mezzi molto interessanti di diffusione, come il juke-box, il cinema, i giornali e i festival, la Radio e la Televisione rimangono tuttora i massimi trampolini di lancio per un interprete o per una canzone. L’industria fonografica è indiscutibilmente legata a questa odierna realtà che non è solo artistica ma economica e finanziaria. […] ci vengono segnalate periodicamente Case costrette a vivacchiare tra cambiali e protesti, se non addirittura a chiudere per dissesto. Grande pertanto la responsabilità di chi sceglie le canzoni da inserire nei programmi, anche per l’economia nazionale. […]
Con quale criterio la Commissione Centrale di Ascolto Dischi della RAI si decide a respingere tante e tante canzoni inviatele dalle Case discografiche? Per il 90%, i dischi non accettati sono “tecnicamente non idonei”. Possibile? Siamo giunti a un tal punto di perfezione nel campo della registrazione e del pressaggio che non possiamo assolutamente crederlo, con tutta la buona volontà.
[…] Esempi più o meno recenti tra i tanti: Sei qui con me di Adamo; tutti i dischi di Prandelli, Adorabile Susy, di Remo Germani; Se io morissi di Metz; Tu sai di Donaggio; Like I do, di Nancy Sinatra; Please Please me, di Fausto Leali.
È difficile che uno di questi dischi bocciati possa in seguito sfondare; anche se avrà un notevole successo di critica, la sua vendita rimarrà sempre circoscritta in un ambito ristretto. […] tutti questi dischi bocciati hanno generalmente qualcosa in comune: sono di giovani affacciatisi da poco alla ribalta, quasi tutti cantautori. […]
C’è poi un’altra serie di canzoni non accettate, perché “non idonee” alle trasmissioni radiofoniche”. Qui esiste la censura per i testi. È l’esempio recente di Io sì e di Una brava ragazza, due composizioni del noto cantante-attore Luigi Tenco. […] C’è poi la censura per certe chiare allusioni erotiche, come nel caso famoso di Caccia nella jungla, che subì anche un processo, o per il più recente Cristine sexy, che si tratta dell’episodio londinese del dottor Ward. Anche se in questi casi possiamo dirci in linea di massima d’accordo con la RAI non rinunciamo ad augurarci più ampia larghezza di vedute per i testi. Non vogliamo canzoni pornografiche, per carità, ma neppure filastrocche alla Corriere dei Piccoli. Ormai il pubblico è smaliziato e sorride di fronte alle rime “cuore-amore”, vuole sempre maggiore contenuto e migliore forma nei testi. E qui indubbiamente abbiamo fatto passi da gigante, negli ultimi anni. […]


Roberto Galanti
(Musica e Dischi – ottobre 1963)

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