NON MI SENTO COLPEVOLE
così afferma Sofia Loren di fronte alla sentenza del suo rinvio a giudizio con Carlo Ponti imputati di bigamia.
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“Ho fatto anche l’avvocato nella mia vita - dice Carlo Ponti in risposta alla mia domanda (gli avevo chiesto: “ho l’impressione che lei prenda con più serenità di spirito che non Sofia Loren tutta la vicenda giudiziaria che vi riguarda: non è forse verò?”) – e quindi conosco il valore di certi termini, considero anche l’umanità dei giudici, il lato tecnico della questione. Sofia no, lei è giovane, non ha pratica di queste cose, e del resto capisco che sentirsi dire: “rinviata a giudizio”, non sia una cosa che può far piacere. Ma essere rinviati a giudizio non significa essere colpevoli; lo so che in Italia si dà a questa espressione il significato peggiorativo; e invece essa significa soltanto l’inizio d’un procedimento, la cui conclusione può anche essere favorevole”. […]
[…] il Vicariato aveva bocciato per la seconda volta la richiesta d’annullamento del matrimonio di Ponti, promossa dalla sua prima moglie; […]
“[…]. Noi con il nostro comportamento (dice Sofia) non facciamo male a nessuno. Tutti i protagonisti di questa vicenda sono d’accordo con noi”. La sua prima moglie lo è; i suoi figli (“moderni, aperti, comprensivi”), pure; l’unica interessata alla loro condanna è una certa signora Brambilla. “Singolare, no? Che coloro che hanno promosso la causa siano proprio persone condannate per lo stesso reato. Noi sì e loro no?, questo è il loro ragionamento”.
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M.S.
[…] il Vicariato aveva bocciato per la seconda volta la richiesta d’annullamento del matrimonio di Ponti, promossa dalla sua prima moglie; […]
“[…]. Noi con il nostro comportamento (dice Sofia) non facciamo male a nessuno. Tutti i protagonisti di questa vicenda sono d’accordo con noi”. La sua prima moglie lo è; i suoi figli (“moderni, aperti, comprensivi”), pure; l’unica interessata alla loro condanna è una certa signora Brambilla. “Singolare, no? Che coloro che hanno promosso la causa siano proprio persone condannate per lo stesso reato. Noi sì e loro no?, questo è il loro ragionamento”.
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M.S.
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