Celentano ha di nuovo cambiato rotta, per la seconda volta in sei mesi. Già in primavera, quando procedeva col vento in poppa sulla via del successo, ha virato di prua e s’è messo a navigare controcorrente. Pensate, il re del ritmo e del rock and roll (Ventiquattromila baci, Pregherò, Stai lontana da me) proprio nel momento di massimo splendore del twist e delle canzoni ritmate, rinnega il suo fortunato passato, e cambia stile, puntando tutto su un tango umoristico, “il tangaccio”.
Celentano ha scommesso forte e ha vinto, lode dunque al suo coraggio. Ora il gioco d’azzardo sembra averlo affascinato: nel suo ultimo disco “Sabato triste” tenta una carta ancora più difficile, quella dello spiritual: questa volta rischia grosso davvero perché da noi questo genere di canto non ha mai goduto eccessiva popolarità, se non presso il pubblico dei jazz-fan. La canzone incisa su un 45 giri Clan, racconta la storia di un uomo che si ritrova al sabato sera, solo, senza una donna. Il testo e la musica sono firmati dallo stesso Celentano, da Miki del Prete e da Don Backy. Adriano ha voluto dimostrare di valere più di quanto non dica la sua qualifica di “urlatore”: dà prova infatti di possedere insospettate doti di fraseggio e un “jazz-feeling” non comune tra gli interpreti italiani di musica leggera. Volontariamente o no, si è rifatto a Ray Charles la cui influenza si avverte sensibile in alcuni spunti.
p.o. (rubrica dischi)
(settimanale “OGGI”, 31 ottobre)
Da ricordare che "p.o." altri non è che Paolo Occhipinti, alias John Foster.
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