Mai visto, in giro per il cielo, un omino con sciarpa gialla e cappello verde, attaccato a tredici palloncini rossi?
No?
Siete sicuri?
È un tipo non molto alto, con gli occhi neri e il naso viola per il freddo…
Davvero non lo avete visto?
Si chiama Renatino e vola con tredici palloncini perché deve andare a lavorare lontano, alla Quercia Rossa: non vorrete mica che ci vada a piedi!
Sul serio non ci avete fatto caso?
[…]
Ne succedono tante, che non ci accorgiamo più di niente: sono anni che tutte le mattine, alle sette e tre quarti in punto - tranne la domenica – Renatino prende cappello, sciarpa e palloni e vola via per la finestra; eppure, chi l’ha visto mai?
Chi ne ha mai parlato?
Nessuno!
Perché la gente non guarda mai il cielo, alle sette e tre quarti di mattina!
E nemmeno alle otto.
Nemmeno a mezzogiorno.
E, poi, che gusto c’è a guardare il cielo?
È sempre lo stesso!
[…]
(Renatino) volava e non pensava a niente.
Stava solo attento a non sporcarsi, strusciando contro le nuvole nere che, certe mattine, si divertivano a venirgli addosso.
Quanto erano dispettose!
Non le perdeva d’occhio un momento, perché sapeva che dalle nuvole c’è da aspettarsi di tutto.
[…] si presentavano all’orizzonte come un guerriero enorme, con la spada e l’elmo; ma dopo un attimo – tac! – erano un galeone con le vele spiegate o il profilo di zia Emilia, con gli occhiali e il cappellino di paglia…
Come si fa a fidarsi delle nuvole ?!
Certe mattine, come si fermava un momento a naso in su, a guardarle, - ciaff! – gli scaricavano un tale acquazzone improvviso che – povero Renatino! – arrivava alla Quercia Rossa bagnato come un gatto bagnato.
[…]
Che ci andava a fare Renativo, tutte le mattine alle otto in punto – tranne la domenica – alla Quercia Rossa?
Semplicemente a lavorare.
[…]
Faceva la “balia-asciutta”.
Custodiva una nidiata di passerotti alla Quercia Rossa, 4° ramo a destra, nido n° 3.
Li teneva buoni tutti i giorni dalle otto alle diciannove – tranne la Domenica – mentre la Madre e il Padre erano fuori al lavoro, nei campi a rubare il grano per tutta la famiglia.
Ma perché, “tranne la Domenica”?
Perché la Domenica mangiava gli agnolotti al sugo; e gli agnolotti al sugo sono pesanti; e i tredici palloncini rossi non ce la facevano più a sollevarlo.
[…]
Le giornate di Renatino, alla Quercia Rossa, erano tutt’altro che tranquille!
A parte la scomodità – stava tutto il giorno in bilico su un ramo – i sette passerotti erano sette diavoli scatenati.
Ne combinavano di tutti i colori!
Non c’era occhio che bastasse.
A volte, si affacciavano tutt’e sette d’improvviso e, sporgendosi pericolosamente dal nido, sputavano in testa alle lucertole sdraiate al sole.
Ma sono cose da farsi?!
[…]
Ma il peggio era quando si mettevano improvvisamente a cantare.
Perché erano passeri moderni
Urlatori:
Cantavano come Joe Sentieri.
Col saltino.
Strillavano a tal punto, da far accorrere allarmatissimi tutti i passeri del vicinato; che quando, però, scoprivano che quegli strilli erano soltanto un modo di cantare, se ne andavano scuotendo la testa.
Possibile che non ci fosse più differenza fra una canzone e un mal di pancia?
Soltanto Renatino riusciva a tenerli buoni.
Bastava che raccontasse loro una favola…
Ne sapeva di meravigliose!
[…]
“C’era una volta un padre che aveva tre figlie, le quali pur essendo balbuzienti, analfabete e del tutto cretine, non sognavano di fare il Cinema… Sognavano di fare la TV!...”
E così via, per ore ed ore, lui a raccontare e i sette passerotti a sentire, zitti zitti, col becco aperto per la meraviglia, le Fantastiche Fiabe della Vita di Tutti i Giorni.
E non solo i passerotti.
Anche Andrea, la figlia del Taglialegna.
Sissignori, Andrea era una ragazza!
Sapete come sono le mamme?
Lavano, stirano, fanno da mangiare: dove lo trovano il tempo per istruirsi?
Sono persone semplici, alla buona, ignare delle malizie della vita; e può succedere che, quando nasce una figlia, le mettono nome Andrea solo perché finisce per “a”.
[…]
No?
Siete sicuri?
È un tipo non molto alto, con gli occhi neri e il naso viola per il freddo…
Davvero non lo avete visto?
Si chiama Renatino e vola con tredici palloncini perché deve andare a lavorare lontano, alla Quercia Rossa: non vorrete mica che ci vada a piedi!
Sul serio non ci avete fatto caso?
[…]
Ne succedono tante, che non ci accorgiamo più di niente: sono anni che tutte le mattine, alle sette e tre quarti in punto - tranne la domenica – Renatino prende cappello, sciarpa e palloni e vola via per la finestra; eppure, chi l’ha visto mai?
Chi ne ha mai parlato?
Nessuno!
Perché la gente non guarda mai il cielo, alle sette e tre quarti di mattina!
E nemmeno alle otto.
Nemmeno a mezzogiorno.
E, poi, che gusto c’è a guardare il cielo?
È sempre lo stesso!
[…]
(Renatino) volava e non pensava a niente.
Stava solo attento a non sporcarsi, strusciando contro le nuvole nere che, certe mattine, si divertivano a venirgli addosso.
Quanto erano dispettose!
Non le perdeva d’occhio un momento, perché sapeva che dalle nuvole c’è da aspettarsi di tutto.
[…] si presentavano all’orizzonte come un guerriero enorme, con la spada e l’elmo; ma dopo un attimo – tac! – erano un galeone con le vele spiegate o il profilo di zia Emilia, con gli occhiali e il cappellino di paglia…
Come si fa a fidarsi delle nuvole ?!
Certe mattine, come si fermava un momento a naso in su, a guardarle, - ciaff! – gli scaricavano un tale acquazzone improvviso che – povero Renatino! – arrivava alla Quercia Rossa bagnato come un gatto bagnato.
[…]
Che ci andava a fare Renativo, tutte le mattine alle otto in punto – tranne la domenica – alla Quercia Rossa?
Semplicemente a lavorare.
[…]
Faceva la “balia-asciutta”.
Custodiva una nidiata di passerotti alla Quercia Rossa, 4° ramo a destra, nido n° 3.
Li teneva buoni tutti i giorni dalle otto alle diciannove – tranne la Domenica – mentre la Madre e il Padre erano fuori al lavoro, nei campi a rubare il grano per tutta la famiglia.
Ma perché, “tranne la Domenica”?
Perché la Domenica mangiava gli agnolotti al sugo; e gli agnolotti al sugo sono pesanti; e i tredici palloncini rossi non ce la facevano più a sollevarlo.
[…]
Le giornate di Renatino, alla Quercia Rossa, erano tutt’altro che tranquille!
A parte la scomodità – stava tutto il giorno in bilico su un ramo – i sette passerotti erano sette diavoli scatenati.
Ne combinavano di tutti i colori!
Non c’era occhio che bastasse.
A volte, si affacciavano tutt’e sette d’improvviso e, sporgendosi pericolosamente dal nido, sputavano in testa alle lucertole sdraiate al sole.
Ma sono cose da farsi?!
[…]
Ma il peggio era quando si mettevano improvvisamente a cantare.
Perché erano passeri moderni
Urlatori:
Cantavano come Joe Sentieri.
Col saltino.
Strillavano a tal punto, da far accorrere allarmatissimi tutti i passeri del vicinato; che quando, però, scoprivano che quegli strilli erano soltanto un modo di cantare, se ne andavano scuotendo la testa.
Possibile che non ci fosse più differenza fra una canzone e un mal di pancia?
Soltanto Renatino riusciva a tenerli buoni.
Bastava che raccontasse loro una favola…
Ne sapeva di meravigliose!
[…]
“C’era una volta un padre che aveva tre figlie, le quali pur essendo balbuzienti, analfabete e del tutto cretine, non sognavano di fare il Cinema… Sognavano di fare la TV!...”
E così via, per ore ed ore, lui a raccontare e i sette passerotti a sentire, zitti zitti, col becco aperto per la meraviglia, le Fantastiche Fiabe della Vita di Tutti i Giorni.
E non solo i passerotti.
Anche Andrea, la figlia del Taglialegna.
Sissignori, Andrea era una ragazza!
Sapete come sono le mamme?
Lavano, stirano, fanno da mangiare: dove lo trovano il tempo per istruirsi?
Sono persone semplici, alla buona, ignare delle malizie della vita; e può succedere che, quando nasce una figlia, le mettono nome Andrea solo perché finisce per “a”.
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estratto da "Renatino non vola la domenica" favola per grandi e piccini di Renato Rascel - ugo mursia editore(1960)
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