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domenica 9 maggio 2010

(1960) rivista - L'EUROPEO (10 luglio)

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Trasferito da qualche anno a Milano, avevo lasciato a Torino nella casa dei miei alcuni mobili, che mi ripromettevo di portarmi dietro soltanto quando fossi sistemato a dovere. Ciò avviene in questi giorni: devo riportare a Torino una stanza leggera e portarne a Milano un'altra più completa e pesante. Sono andato in comune, sia a Milano che a Torino, per ottenere i documenti che mi evitassero il pagamento del dazio.
A Milano ho provveduto rapidamente con un certificato di residenza, ma a Torino ho perso una intera mattinata senza venire a capo della questione. Tralascio le penose impressioni gogoliane ricavate dalle mie lunghe e vane discussioni con uscieri e impiegati. Ciascuno dei miei interlocutori aveva una opinione diversa, qualcuno mi ha detto persino sorridendo che "tanto" avrei pagato ugualmente le mie cinquanta o ottanta lire a chilo, perchè al casello se ne sarebbero infischiati dei miei documenti.
Passerò dunque al dazio come un contrabbandiere di oppio o come un ladro, ma nessuno mi toglie dalla testa che questa sia una sopraffazione bella e buona, che sarebbe ora di eliminare questi balzelli borbonici, che infine un cittadino che paga regolarmente le tasse tre volte (tra imposte dirette e indirette, sovraimposte e imposte sulle imposte) dovrebbe avere il diritto di trasferire un buffet, un tavolo e sei sedie usatissimi tra Milano e Torino senza perdere giornate in inutili discussioni, senza incorrere in tasse sproporzionate al valore delle cose trasportate e senza dover mendicare in ogni caso indulti ai dazieri.
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D. Robecchi, Milano (lettere al giornale)
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  • Cronaca di un congressso che non si è svolto (Genova in piazza) [Giorgio Pecorini]
  • Torna indietro, Bri Bri (Brigitte Bardot) [Oriana Fallaci]
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