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Lo stesso giorno in cui gli elettori sono chiamati a scegliere la futura forma istituzionale dello stato, sono anche chiamati a eleggere i membri dell'Assemblea costituente a cui è demandato il compito di scrivere la nuova Costituzione.
Il dato che emerge in modo chiaro dalle urne è che, al di là della fammentazione che il sistema proporzionale adottato per la composizione dell'Assemblea fotografa, tre sono i partiti che controllano il 75% del corpo elettorale: democristiani, socialisti e comunisti. Nessuna delle altre formazioni raggiunge il 10%. Da sottolineare due risultati: il Fronte dell'uomo qualunque, la formazione che ha nel suo statuto quell'antipartitismo che aveva caratterizzato a lungo il dibatito politico italiano tra Otto e Novecento e che si pone in una certa continuità con il regime fascista, supera la soglia dei 5 punti percentuali in termini di consenso e si colloca al quinto posto nella scala della legittimazione dei partiti. Viceversa il Partito d'azione, erede delle formazioni di Giustizia e Libertà, che erano sorte negli anni Trenta come manifestazione di quell'antifascismo che il regime aveva generato, non raccoglie, in termini di consenso, neppure 2 punti percentuali.
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estratto da "1861-2008 Atlante storico-elettorale d'Italia" di Piergiorgio Corbetta e Maria Serena Piretti - Zanichelli editore S.p.A., 2009
estratto da "1861-2008 Atlante storico-elettorale d'Italia" di Piergiorgio Corbetta e Maria Serena Piretti - Zanichelli editore S.p.A., 2009
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