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giovedì 25 marzo 2010

(1963) rivista - TUTTAMUSICA (28 settembre)

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Fabrizio non è solo un imitatore
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Scoperto da Giampiero Boneschi nella "café society" milanese (il nome, dicono, nasconde un buon casato sul quale per ora si tace accuratamente), Fabrizio si affaccia sul mercato discografico con due ballate di sapore brechtiano, due freschi bozzetti di costume che, stilisticamente, riecheggiano Gaber o la grande Ornella Vanoni "ancien régime". Storie di balordi, dunque di donna dagli occhi allupati, fotografati sullo sfondo d'una periferia alla Sironi, zeppa di ciminiere, di transenne, di strutture in ferro; una, "Il testamento", a forma di filastrocca anarcoide e l'altra, "La ballata del Miché", scritta sulla falsariga delle canzoni di Weill e di Hans Halla ai tempi dell'espressionismo tedesco cinematografico, dell' "Angelo azzurro" e delle gambe giovanili di Marlène.
Ma Fabrizio non è solo un imitatore. La sua voce calda, suadente, buona anche per la "musica leggera regolare", i suoi accenti decisamente canzonettistici, il suo tentativo di conciliare l'anticonformismo con il juke-box, meritano molta attenzione, non fosse altro che l'impegno poetico che il giovane cantautore ha usato nei suoi due primi "pezzi". Si tratta, senza dubbio, di poesia vera nella ballata del povero Miché, l'assassino che s'impicca in cella per raggiungere nell'al di là colei alla quale, per amore, ha fatto la pelle. Il tutto sorretto da un felice arrangiamento "musette" di Boneschi. Sorge un dubbio finale: questo Fabrizio, per caso, non assomiglia molto anche a Jacques Brel? Si, è probabile. Il che non esclude che il cantautore della "café society" possa avere anche un successo di pubblico. Gaber insegna. E non significa nulla il fatto che gli italiani scoprano l'espressionismo canzonettistico trent'anni in ritardo. Megli tardi che mai.
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Piero Novelli
critico della "Gazzetta del Popolo"


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  • La borsa del disco (quotazioni della settimana 21-27 settembre)
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  • la RAI vuol metterli in quarantena ma anche a Castrocaro hanno vinto i minorenni (Bruno Filippini e Gigliola Cinquetti) [Lucio Lami]
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  • La Parola ai Critici (I giornalisti che recensiscono le novità discografiche sui più importanti quotidiani e periodici si alternano in questa rubrica per commentare le ultime incisioni di musica leggera)
    Piero Novelli - quotidiano "Gazzetta del Popolo"
    - Fabrizio (De André) non è solo un imitatore
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  • Sulla cresta dell'onda- Luigi Tenco (Angela/Mi sono innamorato di te)
    impegnato a interpretare due sue canzoni, fra le poche lontane dalla sua vena polemica, Tenco si rivela "porgitore" raffinato e sensibile.
    - Johnny Dorelli (Angela/Mi sono innamorato di te)
    Dorelli valorizza specialmente sul piano della penetrazione due bellissime canzoni di Luigi Tenco (due tra le poche non scabrose)
    - Rita Pavone (Non è facile avere 18 anni/Son finite le vacanze)
    "pel di carota" annunzia una sorpresa per i suoi fans. Insieme con la canzone degli "anni sessanta", (i suoi dischi conterranno) una canzone degli "anni 70". Il 45 giri "dell'inverno" che la cantante torinese sta ora preparando conterrà infatti "Son finite le vacanze" una composizione di Rossi e Cantini stile "anni 60", ed un motivo "stile anni 70" scritto da Bernabini: "Non è facile avere diciott'anni".

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