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Luglio è per tutti il magico mese delle vacanze: al mare o in montagna, sui laghi o in collina, ovunque si compongono gaie comitive, e si organizzano divertenti pic-nic.
Chi non è ancora partito per la villeggiatura, o comunque non potrà assentarsi per lungo tempo, lascia la città la mattina del sabato, nelle prime ore, dopo aver caricato sulla macchina tutto quello che può servire per il più lungo ed elettrizzante dei pranzi all’aperto.
Il difficile sta nel creare nuovi e saporiti menus, e questa parte del compito, che non è certo la più semplice, spetta proprio alla padrona di casa, che sino dal venerdi vediamo indaffarata fra panini, scatole, contenitori, thermos.
Si sa che una gita di fine settimana avrebbe molto meno valore e significato, se non si potesse mangiare sull’erba di un prato sotto gli alberi, o sulla riva del fresco fiume o di un lago, o vicino al mare.[…]
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Le scampagnate d’estate, per chi abita in città e ha la fortuna di possedere una qualsiasi quattro ruote, sono d’obbligo. Il caldo, la puzza, e il fatto che gli amici il lunedì mattina raccontino d’essere stati in quel “delizioso paesino”, un vero angolo di paradiso, una autentica e personalissima scoperta, ci convincono che anche noi dobbiamo a tutti i costi tentare questa meravigliosa avventura domenicale dei tempi moderni, non fosse altro che per avere qualcosa da dire il giorno dopo, oltre che per immagazzinare un po’ di aria pura.
[…] Dove si va? Spesso nessuno in famiglia ha un’idea precisa. Solo il figlio maggiore propone una località che quasi sempre ha il torto di essere troppo lontana e di non riscuotere l’approvazione della madre, la quale pensa non tanto all’ora della partenza, ma piuttosto a quella del ritorno, alla ressa delle macchine, ai pericoli.
[…] si va a letto, non senza però aver caricato la sveglia sulle cinque.
Alla mattina si avrà giusto il tempo per alzarsi con comodo, andare a Messa, caricare tutto sull’automobile e partire. Giunti a questo l’avventura ha praticamente inizio; le due o tre località di cui si era sentito parlare vengono all’ultimo momento scartate all’unanimità; c’è chi sostiene – a ragione - che sono troppo conosciute e non c’è da escludere l’eventualità di trovare un sacco di gente, e magari proprio la stessa signora Bianchi che abita di fronte e che incontriamo tre volte al giorno per le scale… Perciò si decide di non fare programmi, di infilare la prima strada possibilmente non asfaltata e di fermarsi in un posto che ispiri fiducia. Sino a che punto il tentativo riesca è difficile poterlo dire. Prima che tutti siano d’accordo sulla scelta di un luogo che poi in fondo si riduce a pochi metri quadrati di erba vicino ad un albero, di cui però ci si sente assoluti proprietari per la durata di qualche ora, passa tutta la mattinata e solo quando i più piccoli cominciano ad avvertire gli stimoli della fame e a farsi particolarmente noiosi, si prende la grande decisione di mettere piede a terra.
Qualcuno, il solito insoddisfatto della compagnia, noterà allora che peggio non si sarebbe potuto scegliere e che tutte le zone attraversate prima erano senz’altro più verdi e con panorama migliore. Ma per fortuna gli altri che lo conoscono non ci fanno caso, contenti da parte loro di essere stati quasi costretti a quella soluzione, senza la quale forse sarebbero ancora in macchina, alla ricerca di un angolo più ipotetico che reale.
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Bene o male la colazione – alla quale hanno partecipato, pur se non invitate, anche le piccole operose formiche – ha termine e desiderio legittimo di ogni genitore è quello di godersi una siesta tranquilla. Aspirazione assurda! Se “loro” hanno voglia di dormire c’è chi preferisce stare ben sveglio. Sono i figli che per una volta tanto si trovano d’accordo tra loro nella ricerca dell’unico posto pericoloso che si possa vedere ad occhio nudo e che per una ironica combinazione è proprio a due passi dall’accampamento. […]
Finalmente la tranquillità sembra essersi ristabilita, ma purtroppo a questo punto si nota che è il momento di tornare a casa, anche perché si pensa alla lunga colonna di macchine che fatalmente si troverà sulla strada del ritorno. Il cineasta della compagnia rivendica con tutta la sua autorità la necessità della foto ricordo, foto che prima di allora gli avevamo vietato di scattare e che ormai non può più rimandare. Spettinati, svogliati, con i vestiti tutti sciupati, si tenta la composizione di un gruppo che sia meno banale di quello che mostrano di solito gli amici. C’è di mezzo il prestigio della scampagnata e quello del dilettante fotografo, il quale aspira al pubblico riconoscimento delle sue capacità.
Poi, tutti in macchina sulla strada del ritorno. […]
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estratto da "LA CUCINA ITALIANA" [luglio, 1962]
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