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. .Le statistiche hanno confermato, recentemente, che ognin sabato sera circa undici milioni di italiani si siedono davanti a un apparecchio televisivo per assistere alla trasmissione de "Il Musichiere". Undici milioni di persone condividono le ansie di chi scatta dalla poltrona, appena intonate le prime note di una canzone, per volare verso la campana, suonarla e dire rapidamente, con il cuore in gola, il titolo del motivo. Abbiamo voluto immaginare, una volta tanto, che su quelle poltrone siano seduti Mario Riva, che dirige il gioco, e il Musichiere che ogni concorrente riceve in premio. Questa volta tocca a loro scattare, correre, suonare la campana. Non devono, però, dire in fretta il titolo di una canzone. La loro corsa verso il successo vuol essere un simbolico augurio per tutti. La nostra speranza è che il "Il Musichiere" incontri la simpatia dei lettori così come ha ottenuto quella dei telespettatori.
.Alfredo Panicucci (direttore).--------------------------------------------------------
Cari lettori,
avete forse sentito dire qualche volta che gli attori comici, nella vita di tutti i giorni, sono cupi e tristi. Non è il mio caso. Per me la vita è tutta un musichiere. Il lunedi mattina, con il lattaio io chiacchiero come se fosse l'ospite d'onore del sabato sera, quello che presento con un "nientepopodimeno". Sono un chiacchierone inguaribile. Parlo volentieri con i vecchi, i bambini, i sergenti, le contesse. Mi piace informarmi, sapere, conoscere i problemi degli altri, con tutti i particolari: se hanno il canarino, se soffrono il mal di mare, se usano il sale grosso o quello fino, se hanno paura d'andare dal dentista.
Io, per esempio, sono un tipo con il quale ci si può sfogare. Perchè? Perchè credo che tutto dipenda, come dicevo, dal mio amore per le chiacchiere; perchè sto volentieri ad ascoltare gli altri. Non rido e mi commuovo per educazione. Anzi; se qualcuno mi è antipatico e noioso lo dico subito chiaro e tondo. Se qualcuno mi è simpatico divento subito un amico. Tenete presente questa parola, amico. È una delle più belle che si possano trovare in un vocabolario. È come amico che mi dovete considerare. Non sono un saggio, un santo, un consolatore ad ogni costo; non sono un uomo che ha il potere di ottenere tutto ciò che gli si chiede. Non crediate, dunque, che abbia il sovrumano potere di smuovere i ministri, di convincere i produttori cinematografici, di esaudire ogni desiderio.
Questo discorso, badate bene, l'ho già fatto altre volte. Purtroppo, come spesso capita, non sono stato creduto. Così mi succede spesso che, dopo aver pagato le contravvenzioni per aver parcheggiato l'auto in "sosta vietata", qualche amico o conoscente mi telefona e mi dice: "Senti un pò, Mario: tu che sei tanto amico del comandante dei vigili urbani, puoi farmi annullare una contravvenzione?". Non sono amico del comandante dei vigili urbani, ma chi mi telefona non ci crede. Pensa che per il solo fatto di chiamarmi Mario Riva io sia onnipotente.
Vi prego, amici spettatori e lettori; credetemi almeno voi. Non pensate, però che io vi dica tutto questo per scoraggiarvi. È il contrario. Siamo o non siamo amici? Rivolgetevi dunque a me per qualsiasi cosa. Se mi chiederete cose impossibili ve lo dirò con sincerità. Però a mia volta vi chiedo di essere sinceri. Prima di prendere la penna e di scrivermi frasi come "i miei superiori non mi apprezzano" o "la mia famiglia non mi comprende" o ancora "sono bravissima a recitare", fate un bell'esame di coscienza. Scrivete, cioè, ricordando che sono buono, ma anche severo; cordialissimo, ma anche sfottente. Scrivetemi come se fossimo qui seduti insieme a parlare.
Non a caso, infatti, ho intitolato questa rubrica Scrivetemi come parlate. Vuol dire che dovete scrivermi senza soggezione, senza curarvi del tipo di carta, della scrittura, degli errori. Non rido mai quando leggo le parole di una mamma il cui bambino è malato, anche se scrive cuore con la q: quore. Rido, caso mai, quando quore lo scrive una persona che si definisce "romanziere incompreso".
Scrivetemi come parlate significa, soprattutto, che non dovete avere alcun timore di raccontarmi i fatti vostri, i problemi, i guai, le gioie, le preoccupazioni. Se non avete con chi sfogarvi fatelo con me. Ho detto prima che sono un chiacchierone. Ma sono anche, in fin dei conti, uno che ama il sorriso. Scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi. Proveremo a sorridere insieme, a sorridere alla vita.
Vostro
.Mario Riva
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avete forse sentito dire qualche volta che gli attori comici, nella vita di tutti i giorni, sono cupi e tristi. Non è il mio caso. Per me la vita è tutta un musichiere. Il lunedi mattina, con il lattaio io chiacchiero come se fosse l'ospite d'onore del sabato sera, quello che presento con un "nientepopodimeno". Sono un chiacchierone inguaribile. Parlo volentieri con i vecchi, i bambini, i sergenti, le contesse. Mi piace informarmi, sapere, conoscere i problemi degli altri, con tutti i particolari: se hanno il canarino, se soffrono il mal di mare, se usano il sale grosso o quello fino, se hanno paura d'andare dal dentista.
Io, per esempio, sono un tipo con il quale ci si può sfogare. Perchè? Perchè credo che tutto dipenda, come dicevo, dal mio amore per le chiacchiere; perchè sto volentieri ad ascoltare gli altri. Non rido e mi commuovo per educazione. Anzi; se qualcuno mi è antipatico e noioso lo dico subito chiaro e tondo. Se qualcuno mi è simpatico divento subito un amico. Tenete presente questa parola, amico. È una delle più belle che si possano trovare in un vocabolario. È come amico che mi dovete considerare. Non sono un saggio, un santo, un consolatore ad ogni costo; non sono un uomo che ha il potere di ottenere tutto ciò che gli si chiede. Non crediate, dunque, che abbia il sovrumano potere di smuovere i ministri, di convincere i produttori cinematografici, di esaudire ogni desiderio.
Questo discorso, badate bene, l'ho già fatto altre volte. Purtroppo, come spesso capita, non sono stato creduto. Così mi succede spesso che, dopo aver pagato le contravvenzioni per aver parcheggiato l'auto in "sosta vietata", qualche amico o conoscente mi telefona e mi dice: "Senti un pò, Mario: tu che sei tanto amico del comandante dei vigili urbani, puoi farmi annullare una contravvenzione?". Non sono amico del comandante dei vigili urbani, ma chi mi telefona non ci crede. Pensa che per il solo fatto di chiamarmi Mario Riva io sia onnipotente.
Vi prego, amici spettatori e lettori; credetemi almeno voi. Non pensate, però che io vi dica tutto questo per scoraggiarvi. È il contrario. Siamo o non siamo amici? Rivolgetevi dunque a me per qualsiasi cosa. Se mi chiederete cose impossibili ve lo dirò con sincerità. Però a mia volta vi chiedo di essere sinceri. Prima di prendere la penna e di scrivermi frasi come "i miei superiori non mi apprezzano" o "la mia famiglia non mi comprende" o ancora "sono bravissima a recitare", fate un bell'esame di coscienza. Scrivete, cioè, ricordando che sono buono, ma anche severo; cordialissimo, ma anche sfottente. Scrivetemi come se fossimo qui seduti insieme a parlare.
Non a caso, infatti, ho intitolato questa rubrica Scrivetemi come parlate. Vuol dire che dovete scrivermi senza soggezione, senza curarvi del tipo di carta, della scrittura, degli errori. Non rido mai quando leggo le parole di una mamma il cui bambino è malato, anche se scrive cuore con la q: quore. Rido, caso mai, quando quore lo scrive una persona che si definisce "romanziere incompreso".
Scrivetemi come parlate significa, soprattutto, che non dovete avere alcun timore di raccontarmi i fatti vostri, i problemi, i guai, le gioie, le preoccupazioni. Se non avete con chi sfogarvi fatelo con me. Ho detto prima che sono un chiacchierone. Ma sono anche, in fin dei conti, uno che ama il sorriso. Scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi. Proveremo a sorridere insieme, a sorridere alla vita.
Vostro
.Mario Riva
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