Per spiegare come e perchè la commedia all'italiana sia nata e si sia sviluppata, occorrerà ricordare brevemente alcuni fatti storici avvenuti in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta:
1) il primo calo elettorale della Democrazia Cristiana (1961) e la conseguente formazione di un governo di centro-sinistra;
2) la morte (1958) di papa Pio XII, quello che era giunto a scomunicare i comunisti, e l'elezione di un papa da tempi nuovi, Giovanni XXIII;
3) il cosiddetto "boom" o "miracolo economico", con i suoi lati più appariscenti (raddoppio del reddito nazionale nel decennio 1952-1962, generale incremento di redditi e consumi) e con quelli meno evidenti (gli scarsi progressi dell'occupazione, i salari che restano i più bassi d'Europa Occidentale, l'immigrazione selvaggia nelle città del Nord, le speculazioni edilizie, le grandi evasioni fiscali, la distribuzione sempre più ingiusta della ricchezza, il crescente divario Nord-Sud, la mancanza di un adeguato reinvestimento);
4) la comparsa di nuovi mass-media (la televisione sopra tutti, che inizia le trasmissioni su scala nazionale nel 1957; ma anche le radioline portatili, i maxi-cartelloni, i juke-box) che spianano la strada al consumismo e, attraverso un sempre crescente martellamento pubblicitario, impongono in Italia un nuovo modello di vita da paesi ricchi, senz'altro superiore alle possibilità economiche e di mentalità degli italiani;
5) la conseguente diffusione di nuovi status-symbol (l'automobile, il televisore, gli elettrodomestici, il superattico, la seconda casa, le vacanze al mare) i quali non fanno altro che creare nuove rivalità sociali e una distinzione sempre più ostentata fra ricchi e poveri;
6) il tramonto, in questa Italia che vorrebbe essere sempre più internazionale, delle forme culturali più ingenue e spontanee, come l'avanspettacolo, i giornali umoristici, la poesia dialettale, la canzone melodica.
Ma anche, a livello più specificamente cinematografico:
1) l'attenuarsi, perlomeno parziale, della censura (dal 1958);
2) il rilancio del cinema italiano nel mondo, in virtù anche della 'nomination' all'Oscar per "I soliti ignoti" e "La grande guerra" e del Leone d'Oro a Venezia per "La grande guerra" (sia pure ex aequo con il mediocre "Il generale Della Rovere");
3) la definitiva maturazione di alcuni sceneggiatori e registi (Age & Scarpelli, Comencini, Germi, Monicelli, Risi, Scola); e più che altro quella di quattro grandi attori (Gassman, Manfredi, Sordi, Tognazzi) che già da alcuni anni stavano crescendo a vista d'occhio ed ora approdano finalmente a ruoli più completi e complessi, sempre più simbolici di un certo tipo di italiano medio.
Enrico Giacomelli
estratto da "La Commedia all' Italiana" (Gremese Editore, 1995)
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