.
.
Anche se la temperatura politica tende a salire, non si può ancora parlare di febbre. La gente ascolta, vede, qualche volta sorride, e per lo più scuote le spalle. È un atteggiamento incerto, che non lascia indovinare l’esito dell’esperimento propagandistico in corso: per la prima volta, infatti, gli elettori italiani vengono assaliti da una campagna elettorale di tipo americano. Molta musica, moltissime automobili, carovane di automezzi, qualche numero di varietà, cinema in piazza e discorsi, un fiume di discorsi.
La “prima” dello spettacolo ora in corso in tutta l’Italia è stata tenuta al teatro Adriano di Roma il 12 aprile […] L’oratore era l’on. Amintore Fanfani, che per l’appunto quel giorno dava inizio alla campagna elettorale, ma l’interesse della grande folla convenuta all’Adriano andava soprattutto ai cori intonati da un centinaio di attivisti. Erano giovani dall’aspetto molto serio, cantavano con espressioni intente, ed era ben naturale che fosse così se si pensa la qualità dei critici chiamati a giudicare quella prima e nuovissima rappresentazione.
Si cominciò con la canzone di Modugno, “Nel blu, dipinto di blu”. Le parole cantate dal coro erano queste: Penso che un tempo così – non ritorni mai più – se non votiamo lo scudo dipinto di blu. – Ché tutto il bene che abbiamo – verrebbe abolito – da chi di falce e martello – si è sempre servito. – Votare… DC – Votare… per la DC! – Lo scudo dipinto di blu – lo devi votare anche tu – e non ascoltare Palmiro – che dice: “Ti dono la luna e anche più.” Allora votiamo tutti – lo scudo dipinto di blu.”
Ben presto il pubblico, fra cui si contavano diverse decine di parlamentari, si impadronì con entusiasmo del ritornello, ed era uno spettacolo inconsueto vedere vecchi fra i settanta e gli ottanta anni fare a gara con i giovanetti nel cantare: “Votare… DC – Votare… per la DC!”
Nonostante la lunghezza del repertorio, il pubblico non era mai stanco di ascoltare, applaudire, riprendere in coro i ritornelli che più gli andavano a genio. Tuttavia, un successo particolarmente caldo ottenne una canzone dedicata al comandante Achille Lauro e che fu cantata sul motivo di “Aveva una casetta piccolina in Canada”. Ecco le parole: “Quando Lauro vedete – solo per la città – forse non penserete dove girando va – Solo, senza più voti – solo, ma c’è un perché. – Aveva un municipio, tanti voti e una città – e boschi e giardini e platani da tagliar – rivuole un municipio – tanti voti e una città – e una giunta intera che possa maneggiar”.
Canzoni a parte, un impianto organizzativo come quello studiato nei mesi scorsi nella segreteria dell’on. Fanfani, non si era mai visto nelle precedenti elezioni in Italia: oltre 8000 oratori, centomila attivisti effettivi (uno per ogni 300 elettori), un numero imprecisabile di attivisti di complemento da 200 a 300 mila), cento cinemobili con ricco corredo di documentari, montagne di manifesti, opuscoli, volantini. Tutti gli attivisti hanno tra l’altro ricevuto in dotazione un vademecum che insegna quali argomenti opporre agli oppositori della DC: ai comunisti come ai missini, ai radicali come ai monarchici. […]
Anche i comunisti stanno girando le città e le campagne con cinemobili, automezzi imbottiti di dischi, autocarri colmi di manifesti e ricoperti di pannelli. E il numero dei loro attivisti supera i centomila; a ogni occasione organizzano feste, balli, concorsi. Famosa poi sta diventando la casa mobile che si è fatto costruire il comandante Lauro; ci sono tutti i servizi, stanze comode, c’è persino una torretta da dove questo singolare personaggio della vita politica italiana può emergere al cospetto della folla e arringarla fra lo sventolio delle bandiere. E come al solito cinemobili, carovane di camion e di automobili, impianti mobili di ciclostile.
Siccome peraltro il privilegio dei miliardi non è di tutti, i partiti poveri continuano a battersi in questa campagna organizzando comizi dove l’unica attrazione è rappresentata dagli argomenti messi in mostra dagli oratori. Appartengono a questo tipo tradizionale le riunioni tenute dai socialdemocratici, radicali, repubblicani, monarchici covelliani e missini; è roba da buongustai, destinata a ristretti circoli di intenditori, e solo eccezionalmente gli oratori appartenenti ai partiti poveri riescono ad attirare intorno ai loro palchi imponenti masse di popolo. […]
Nicola Adelfi
.
estratto da "Lo Spettacolo dei Comizi" (L' ILLUSTRAZIONE ITALIANA -maggio)
.