“Una volta tanto l’amore è visto con gli occhi surrealisti. Un fantasioso innamorato sogna di tuffarsi in un cielo che è blu come gli occhi della sua ragazza. È un blu mai visto tanto è blu e insieme con lei gli sembra di volare più in alto del sole, incontro alla felicità”
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“Mancavano pochi minuti all’una di notte, quando un vecchio signore alto e magro, con gli occhiali che scivolavano verso la punta del naso e uno smoking corretto ma stinto per le tante serate passate sotto le luci del Casinò, salì sul palcoscenico, chiamò il presentatore Gianni Agus e gli mise fra le mani un foglio di carta con dieci-quindici righe scritte a macchina. Era la sentenza del Festival della Canzone Italiana. Dietro quel vecchio signore, che al Casinò è conosciuto come il “Commendatore”, salivano affannati, tremanti, col cerone che andava sciogliendosi in grumi di poltiglia sporca, Gino Latilla, Claudio Villa, Aurelio Fierro, Johnny Dorelli, Giorgio Consolini, Natalino Otto. “Commendatore, per piacere”, domandavano, “Commendatore, chi ha vinto?”. Il Commendatore, muovendo soltanto le labbra, senza voce, articolò una parola: “Blu...”.”[…]
L’avvocato Cajafa […] aveva assunto, in quanto presidente della Società ATA, concessionario del Casinò, la direzione e l’organizzazione del Festival, non più di competenza della Rai, che si sarebbe limitata alle riprese audio e video.[…]
L’avvocato Cajafa aveva avuto un ruolo decisivo anche nella selezione dei brani: agli organizzatori erano pervenute 391 canzoni. Una prima cernita della Commissione selezionatrice, tra cui figuravano, ovviamente, il presidente dell’ATA – guarda caso l’avvocato Achille Cajafa -, musicisti come Piccinelli e Lavagnino e critici come Arrigo Polillo, ne aveva ridotto il numero a 135. Il pezzo di Modugno rischiava l’esclusione: ci furono accese discussioni tra i membri della commissione per un pezzo giudicato troppo “moderno e audace” per la musica e per il testo. Sarà proprio l’avvocato a imporre il brano che alla fine passerà con il 99% dei voti della giuria selezionatrice.
Ma non finisce qui: l’avvocato guida anche quelli che sono i protagonisti più veri e appariscenti del grande scontro canoro e musicale o almeno che lo saranno fino a quella ottava edizione, le orchestre. […] la prima gara è tra l’ “Orchestra della Canzone” del maestro Cinico Angelini con/contro il “Sestetto Azzurro” del maestro Alberto Semprini […]
Angelini, dal canto suo, rimane la guida per tutti i cantanti e con un infaticabile lavoro sarà colui che deciderà la maggior parte delle accoppiate tra canzoni e interpreti.[…]
L’ultimo capitolo che l’avvocato riesce a chiudere negli ultimissimi giorni prima del Festival è quello dei presentatori: se la bionda Fulvia Colombo viene designata come presentatrice anche dai settimanali che le dedicano delle copertine, incerto è fino all’ultimo il nome del presentatore. Si alternano comunicati e smentite che fanno roteare i nomi di Enzo Tortora, Mike Buongiorno e Nunzio Filogamo. Alla fine viene annunciato proprio Tortora, che darà però forfait negli ultimissimi giorni causa mancato accordo sulla retribuzione: a sostituirlo (sarà) Gianni Agus […]
(Nella seconda serata) sale sul palco colui che deciderà il futuro non immediato ma sicuramente “cinquantenario” del Festival.
Domenico Modugno indossa uno smoking azzurro-carta da zucchero, […] che in televisione appare come un grigio chiaro, quasi bianco. Sul palco, a presentarlo Fulvia Colombo: “Un fantasioso innamorato sogna di librarsi in un cielo blu e gli sembra di volare più in alto del sole. Nel blu dipinto di blu e beh… a cantarla non poteva che essere Domenico Modugno accompagnato dall’Orchestra Semprini”. Più che un’orchestra un vero e proprio sestetto: lo stesso Semprini al pianoforte, Mario Migliardi all’organo Hammond, Eve Mautino all’arpa, Valdo Beduschi al basso, Pupo De Luca alla batteria e Bruno De Filippi, in sostituzione di Gangi, alla chitarra. In platea sono presenti Franco Migliacci, autore del testo della canzone, e Franca Gandolfi, moglie di Mimmo: falsa leggenda quella che vuole che abbia sussurrato al marito, poco prima di salire sul palco, di essere in cinta. Franca era in attesa già da qualche mese e suo marito ne era ben cosciente: ciò che non poteva immaginare era quello che sarebbe accaduto da lì a 3 minuti e 58 secondi (tanto durò l’esecuzione).
[..] “Modugno compì un gesto al quale oggi guardiamo come ad un’impresa corsara. Al momento del ritornello, del – Volare oh, oh/ cantare oh, oh, oh, oh! -, anziché stringere le mani sul cuore nella vecchia mossa tribolata all’italiana, Modugno spalancò le braccia: o meglio, ancora, le sguainò verso l’alto come due spade”.
[…] “Erano più di vent’anni, dai tempi in cui Tito Schipa cantava vivere, sempre così giocondo, ridere delle follie del mondo, che non sentivamo una canzone italiana così fresca, così piena di gioia e di forza. Era penoso pensare che i nostri autori, se sapevano scrivere canzoni così vive allora, non sapessero più scriverle oggi e si fossero ridotti solo a miagolare funebri serenate.[…]”
L’avvocato Cajafa […] aveva assunto, in quanto presidente della Società ATA, concessionario del Casinò, la direzione e l’organizzazione del Festival, non più di competenza della Rai, che si sarebbe limitata alle riprese audio e video.[…]
L’avvocato Cajafa aveva avuto un ruolo decisivo anche nella selezione dei brani: agli organizzatori erano pervenute 391 canzoni. Una prima cernita della Commissione selezionatrice, tra cui figuravano, ovviamente, il presidente dell’ATA – guarda caso l’avvocato Achille Cajafa -, musicisti come Piccinelli e Lavagnino e critici come Arrigo Polillo, ne aveva ridotto il numero a 135. Il pezzo di Modugno rischiava l’esclusione: ci furono accese discussioni tra i membri della commissione per un pezzo giudicato troppo “moderno e audace” per la musica e per il testo. Sarà proprio l’avvocato a imporre il brano che alla fine passerà con il 99% dei voti della giuria selezionatrice.
Ma non finisce qui: l’avvocato guida anche quelli che sono i protagonisti più veri e appariscenti del grande scontro canoro e musicale o almeno che lo saranno fino a quella ottava edizione, le orchestre. […] la prima gara è tra l’ “Orchestra della Canzone” del maestro Cinico Angelini con/contro il “Sestetto Azzurro” del maestro Alberto Semprini […]
Angelini, dal canto suo, rimane la guida per tutti i cantanti e con un infaticabile lavoro sarà colui che deciderà la maggior parte delle accoppiate tra canzoni e interpreti.[…]
L’ultimo capitolo che l’avvocato riesce a chiudere negli ultimissimi giorni prima del Festival è quello dei presentatori: se la bionda Fulvia Colombo viene designata come presentatrice anche dai settimanali che le dedicano delle copertine, incerto è fino all’ultimo il nome del presentatore. Si alternano comunicati e smentite che fanno roteare i nomi di Enzo Tortora, Mike Buongiorno e Nunzio Filogamo. Alla fine viene annunciato proprio Tortora, che darà però forfait negli ultimissimi giorni causa mancato accordo sulla retribuzione: a sostituirlo (sarà) Gianni Agus […]
(Nella seconda serata) sale sul palco colui che deciderà il futuro non immediato ma sicuramente “cinquantenario” del Festival.
Domenico Modugno indossa uno smoking azzurro-carta da zucchero, […] che in televisione appare come un grigio chiaro, quasi bianco. Sul palco, a presentarlo Fulvia Colombo: “Un fantasioso innamorato sogna di librarsi in un cielo blu e gli sembra di volare più in alto del sole. Nel blu dipinto di blu e beh… a cantarla non poteva che essere Domenico Modugno accompagnato dall’Orchestra Semprini”. Più che un’orchestra un vero e proprio sestetto: lo stesso Semprini al pianoforte, Mario Migliardi all’organo Hammond, Eve Mautino all’arpa, Valdo Beduschi al basso, Pupo De Luca alla batteria e Bruno De Filippi, in sostituzione di Gangi, alla chitarra. In platea sono presenti Franco Migliacci, autore del testo della canzone, e Franca Gandolfi, moglie di Mimmo: falsa leggenda quella che vuole che abbia sussurrato al marito, poco prima di salire sul palco, di essere in cinta. Franca era in attesa già da qualche mese e suo marito ne era ben cosciente: ciò che non poteva immaginare era quello che sarebbe accaduto da lì a 3 minuti e 58 secondi (tanto durò l’esecuzione).
[..] “Modugno compì un gesto al quale oggi guardiamo come ad un’impresa corsara. Al momento del ritornello, del – Volare oh, oh/ cantare oh, oh, oh, oh! -, anziché stringere le mani sul cuore nella vecchia mossa tribolata all’italiana, Modugno spalancò le braccia: o meglio, ancora, le sguainò verso l’alto come due spade”.
[…] “Erano più di vent’anni, dai tempi in cui Tito Schipa cantava vivere, sempre così giocondo, ridere delle follie del mondo, che non sentivamo una canzone italiana così fresca, così piena di gioia e di forza. Era penoso pensare che i nostri autori, se sapevano scrivere canzoni così vive allora, non sapessero più scriverle oggi e si fossero ridotti solo a miagolare funebri serenate.[…]”
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Maria Cristina Zoppa
estratto da "Nel Blu, Dipinto di Blu" [Donzelli Editore, 2008]
Penso che con un sogno così ... sarebbe bello sognare e non svegliarsi. Una storia straordinaria per un artista "meraviglioso". Sandrino Aquilani
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