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mercoledì 16 dicembre 2009

(1948) 14 luglio, ore 11,30 - “Hanno sparato a Togliatti!”

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[…] Quasi tutti i deputati erano corsi fuori dall’aula (dove stava parlando il sottosegretario Andreotti) appena il deputato comunista di Venezia, Sannicolò, si era affacciato alla soglia urlando: “Hanno sparato a Togliatti!”.
[…] L’onorevole La Rocca, questore della Camera, deputato comunista di Napoli, fu invitato dal questore di Roma dottor Polito ad assistere al primo interrogatorio. Di lì a poco dalla questura telefonarono che l’uomo si chiamava Pallante, studente universitario, di Randazzo, aveva dichiarato di non essere iscritto ad alcun partito politico, ma in tasca aveva una tessera scaduta del Partito liberale dal quale era uscito nel 1946.
[…] La mattina dopo la folla che aveva partecipato al grande comizio in piazza dell’Esedra sfilò in silenzio per il viale, limitandosi a agitare le bandiere rosse nel vento caldo del mezzogiorno. Si aveva avuto grande paura che i dimostranti avessero intenzione di recarsi a dar l’assalto al Viminale. La scelta di piazza dell’Esedra, che è assai vicina al palazzo del governo, sembrava essere una conferma di questo proposito. Altrimenti, si osservava, si sarebbero adunati in piazza del Popolo, che è più grande. […] la mattina di mercoledì la paura ebbe subito il sopravvento, dilagò subito enorme.
Si chiusero i negozi per iniziativa individuale, prevedendosi che questa volta si sarebbe fatto sul serio. Il motivo delle agitazioni che si andavano delineando aveva colpito la coscienza comune. […] I tranvieri ricondussero le carrozze al deposito dopo le partenze dell’una, si fermarono i treni, si arrestarono le fabbriche. La Confederazione del lavoro arrivò dopo la paura quando fissò l’inizio ufficiale dello sciopero. Era la prima volta che avveniva un fatto simile. Anche il Partito comunista fu preso alla sprovvista dalla situazione che precipitò rapidamente. Alle tre del pomeriggio i comunisti stavano già disselciando il tratto di strada davanti a Santa Maria in Via, una chiesetta retrostante alla galleria Colonna.
Era per fare delle barricate di selci lungo il Corso […]
Fu almeno dodici ore dopo l’attentato che l’opinione pubblica comincio a non occuparsi più di Togliatti. Ora parlava di sciopero ad oltranza. Poi circolò la parola più tragica: sedizione comunista. La mancanza di giornali accreditava le notizie più drammatiche.
[…] Nenni alla camera spiegò che quando il fiume esce dal suo letto è difficile limitare le conseguenze; e lo diceva per discolpare i capi politici degli eccessi di vandalismo che si deploravano in qualche città d’Italia; […]
Einaudi il primo giorno, quando ancora si chiedevano le dimissioni del governo, ricevette la visita dei capi dell’opposizione: “Immagino” disse “che lor signori mi portino notizie della salute dell’onorevole Togliatti o che ne vogliano da me. Io mi tengo al corrente ora per ora, e sono lieto di informarli che le sue condizioni generali stanno migliorando dopo l’operazione”. […] “Speriamo proprio di ricevere al più presto quella buona notizia definitiva della quale siamo tutti in attesa, che ci faccia sicuri che l’onorevole Togliatti è con certezza fuori d’ogni pericolo”.
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Vittorio Gorresio

(cronaca di Vittorio Gorresio – l’Europeo, 25 luglio 1948)

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Il Pci dimostrò nel complesso una notevole capacità di non farsi travolgere dagli avvenimenti, ma questo richiese tempo: inizialmente non era neppur chiaro se la violenza della reazione popolare sarebbe stata tale da determinare la sempre agognata “spallata” al sistema. Perciò in una prima fase la linea del partito può essere compendiata nell’istruzione che il vicesegretario Luigi Longo diede ad uno dei membri della direzione (Barontini), inviato a controllare un settore delle rivolte: “se l’onda cresce, lasciala montare, se cala, soffocala del tutto”.
Si ebbe così una intensa ondata di sommosse popolari, di atti di violenza, a cui il governo rispose con un impiego massiccio e draconiano delle forze dell’ordine (nei disordini, che durarono dal 14 al 16 luglio, si ebbero 16 morti e oltre 200 feriti). Vari gli epicentri dello scontro, in zone diverse sociologicamente che andavano dai minatori del monte Amiata agli operai dei grandi centri industriali, alle zone più compattamente “rosse” dell’Emilia. Sembrava che entrambe le parti volessero mettere in scena un’esercitazione dal vivo di piccola guerra civile.
.Paolo Pombeni

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(a rasserenare il clima di tensione nel Paese, fu dapprima l’appello di Togliatti che dopo l’operazione, dal letto di ospedale impose di sedare gli animi a cui fece seguito, l’inaspettata vittoria di Gino Bartali al Tour de France)

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