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LA FANTASIA AL POTERE
La quasi totalità delle canzoni nasce attualmente con un preciso destinatario, quando non è lo stesso interprete a confezionarle su misura, magari con l'aiuto di qualche professionista, per proprio esclusivo consumo. Siamo indotti a pensare che si tratti di un fenomeno nuovo, di una rivoluzione, e invecve non è che un ritorno all'antico., la riesumazione di quanto si faceva sessanta o settant'anni fa quando, staccandosi dei "cliches" stereotipati del regionalismo e del gusto salottiero della seconda metà dell'800, nacque la canzone in lingua. Ricca di colore e di immediatezza, preminentemente melodica, essa divenne però appannaggio di dilettanti e perfino di orecchianti, subendo soprattutto l'influenza personale dei vari interpreti, ciascuno preoccupato di crearsi un repertorio non solo adatto ai propri mezzi, ma aderente al proprio fisico e perfino al proprio guardaroba.
È la storia che si ripete, perchè gli assi del "caffè concerto" preoccupati di crearsi un'immagine, rifiutarono sempre, anche per snobismo e per ragioni di paga, il comune repertorio. C'erano è vero, geniali inventori come Petrolini o ispirati verseggiatori come Spadaro, ma tutti gli altri avevano il loro poeta al quale suggerivano spunti o situazioni non certo frutto di studio o di riflessione, ma piuttosto ispirati da un lucido cilindro, da un costume bizzarro, da un frac oppure da un foulard, da un berretto da "apache" o da un sombrero. Così nacquero i vari "scettici", le coppe di champagne, i viveurs dei tabarins, i re della malavita, i toreri stanchi e le donne perdute.
Quando, verso la metà degli anni Trenta, quel divismo entrò in crisi ed i dicitori e gli attori della canzone furono sbalzati dai loro piedestalli dai cantanti di jazz e di musica leggera, compositori e parolieri si sentirono liberati da un incubo. La coercizione esercitata su di loro per tanti anni dai prepotenti divi della piccola ribalta, era finita ed essi potevano finalmente spaziare ovunque li portasse l'estro senza preoccuparsi di destinatari, senza mortificare il tessuto musicale di un brano o spiegazzare un verso soltanto perchè era di difficile esecuzione. Questa libertà portò alla canzone, quella che fiorì in Italia fra il 1940 e il 1950, giovani ricchi di preparazione e di cultura musicale, costringendo orchestrali e cantanti a portarsi al loro livello. Una vera rivoluzione con la fantasia al potere.......
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B.G. Lingua
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dalla "cover" del disco
B.G. Lingua
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dalla "cover" del disco
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Lato a) 1947
- Oscar Carboni (orch. P. Pavesio) - Serenata serena (falcocchio-bonagura)
- Gigi Beccaria (orch. Mojetta) - Non è per gelosia (mascheroni-marf)
- Natalino Otto (orch. Fonit) - Aka-li-ka-li-ko (kramer-giacobetti)
- Alberto Rabagliati (orch. Mojetta) - Passano gli anni (mascheroni-testoni)
- Aldo Donà (orch. Mojetta) - Bocca nel buio (redi-misa)
- Gigi Beccaria (orch. Mojetta) - Il valzer del boogie-woogie (di lazzaro-bonfanti)
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Lato b) 1947
- Oscar Carboni (orch. Mojetta) - Serenata celeste (ruccione-fiorelli)
- Alberto Rabagliati (orch. Mojetta) - La famiglia musicale (kramer-giacobetti)
- Oscar Carboni (orch Pavesio) - Cantando con le lacrime agli occhi (mascheroni-panzeri)
- Natalino Otto (orch E. Intra) - Laura (raksin-devilli)
- Gigi Beccaria (orch. Mojetta) - Ci-ca ci-ca bum (warren-devilli)
- Natalino Otto (orch zuccheri) - Alfabeto musicale (de santis-mobiglia)
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