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A quattro mesi dalla chiusura dei lavori dell'Assemblea costituente, giunta a termine sia la fase di collaborazione ciellenistica come pure la logica dei governi tripartiti, il corpo elettorale è chiamato a eleggere il primo Parlamento della repubblica. Il nuovo clima politico internazionale, che vede radicalizzarsi lo scontro tra blocco occidentale e blocco sovietico, diventa la cifra che caratterizza tutta la campagna elettorale. Il risultato è la polarizzazione dell'elettorato su due partiti: la DC, che con il suo 48,5% di consensi controlla la maggioranza assoluta dei seggi all'interno della Camera, e il Fronte democratico popolare per la Libertà, la pace, il lavoro, che riunisce sotto un'unica insegna i comunisti e i socialisti nenniani, che supera la soglia del 30%. La distribuzione delle forze politiche sul territorio conferma la contrapposizione di queste due appartenenze politiche: il blocco di maggiore radicamento socialista e comunista (Emilia-Romagna, Toscana e Umbria), dove il Fronte raggiunge percentuali di consenso comprese tra il 48 e il 51%, corrisponde all'area di minor radicamento della DC, uniche regioni dove le percentuali di consenso raggiunte dal partito di De Gasperi sono sotto la soglia del 40%.
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estratto da "1861-2008 Atlante storico-elettorale d'Italia" di Piergiorgio Corbetta e Maria Serena Piretti - Zanichelli editore S.p.A., 2009.
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